Formazione obbligatoria: cosa cambia per gli psicologi?
Saremo obbligati alla formazione. Come sarà organizzato questo nuovo adempimento? Conviene prima di tutto chiarire un punto: obbligo formativo non significa ECM. Certo, sempre di crediti si tratterà. Ma non saranno ECM, bensì crediti formativi caratteristici della nostra professione.
In questo articolo, proverò a fare una sintesi della situazione, attraverso le varie informazioni che sono riuscito a raccogliere. Si tratta di informazioni su un processo in via di definizione, per cui alcune cose potrebbero cambiare nei prossimi mesi. Ma per ora vale la pena fare il punto.
FORMAZIONE OBBLIGATORIA: DA DOVE VIENE?
Prima di tutto: perché la formazione continua dovrebbe essere obbligatoria? Il principio generale che viene tutelato, per tutte le professioni, è il diritto del cittadino di avere la certezza che il professionista iscritto ad un albo non abbia soltanto una certificazione ‘iniziale’ della sua competenza, ma che sia costantemente aggiornato e preparato.
Per gli psicologi, la formazione sarebbe già obbligatoria a livello deontologico: lo dice l’articolo 5. Ma nel 2011, con la famosa riforma delle professioni di cui avevo parlato in QUESTO ARTICOLO apparso su Altrapsicologia, l’obbligo deontologico si integra con la richiesta di una regolamentazione ancora più stringente e circostanziata da parte degli Ordini.
Per chi volesse, queste sono le fonti normative:
- D.L. 13 agosto 2011 n. 138, articolo 3 comma 5, convertito con modificazioni nella Legge 14 settembre 2011 n. 148;
- DPR 7 agosto 2012 , n. 137, articolo 7 – “Regolamento recante riforma degli ordinamenti professionali in attuazione dell’articolo 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011 n. 148”
NON SOLO PSICOLOGI: UN OBBLIGO PER TUTTI I PROFESSIONISTI
Fra i temi oggetto della riforma vi è appunto la formazione, che diventa obbligatoria per tutti i professionisti con albo. E a dispetto di tutte le voci che predicono l’imminente abolizione degli Ordini Professionali, il legislatore ha inteso invece valorizzarli, attribuendo loro la piena responsabilità di costruire regolamenti adattati alle caratteristiche di ciascuna professione.
Quindi, ogni professione deciderà come organizzarsi per rendere obbligatorio l’aggiornamento: dagli avvocati agli ingegneri, dai notai ai geometri, ciascuno si dovrà organizzare. Non solo: gli Ordini dovranno anche organizzare e offrire formazione ai propri iscritti, oltre che controllare il rispetto dell’obbligo.
Si tratta di una sorta di rivoluzione copernicana, a pensarci bene: finora gli Ordini non avevano altra attribuzione che la tenuta dell’albo a disposizione dei cittadini che volessero verificare l’abilitazione di un professionista, la deontologia professionale e l’esercizio dei procedimenti disciplinari verso gli iscritti, e la tutela della professione.
La riforma sdogana una prassi che è già effettiva in alcuni Ordini, ma di fatto in modo eccedente al mandato di molte Leggi costitutive delle professioni. Dalla riforma in poi si esplicita che gli Ordini devono andare oltre il proprio ruolo tradizionale: la certificazione offerta alla fede pubblica, ai cittadini, deve essere relativa all’aggiornamento e non solo all’abilitazione, e diventa necessario offrire servizi formativi agli iscritti.
DA QUANDO INIZIA L’OBBLIGO?
In linea teorica, gli obblighi previsti dalla riforma sono già in vigore. Tuttavia, in assenza di regolamenti da parte delle singole professioni ancora non è possibile metterli in pratica. L’iter di approvazione di questi regolamenti dovrebbe concludersi entro un anno dal DPR 7 Agosto 2012 n.137.
Quindi, entro il 7 Agosto 2013 dovremmo sapere con certezza cosa ci aspetta.
COME SI ORGANIZZERANNO GLI PSICOLOGI?
Secondo le informazioni che ho attualmente, il CNOP [Consiglio Nazionale dell’Ordine Psicologi] sta predisponendo un regolamento per la formazione obbligatoria. Le linee generali dovrebbero essere quelle che descrivo in alcune parti di questo articolo.
Nel nostro caso, due saranno i livelli di decisione: nazionale e regionale.
- Il CNOP – consiglio nazionale degli ordini degli psicologi, di cui fanno parte tutti i presidenti degli ordini regionali – si occuperà di definire il quadro nazionale della formazione, e di riconoscere i formatori abilitati ad erogare formazione accreditata.
- Gli Ordini Regionali gestiranno a livello locale gli eventi da accreditare e le singole posizioni formative degli iscritti.
IL PESO ECONOMICO DELLA FORMAZIONE: CHI PAGA?
Un aspetto inedito della riforma delle professioni è l’esplicita previsione di legge che gli Ordini dovranno offrire formazione ai propri iscritti.
Gli Ordini regionali degli psicologi, secondo le previsioni del regolamento attualmente in discussione, dovranno predisporre un piano dell’offerta formativa dedicata e gratuita per gli iscritti, per garantire loro la possibilità di assolvere il debito formativo.
In particolare, saranno gli ordini e l’ENPAP ad avere l’onere di organizzare gli eventi formativi in materia deontologica, di leggi professionali e sulla previdenza.
COSA SUCCEDE SE NON SI RISPETTA L’OBBLIGO?
Quello che finora rappresentava un obbligo deontologico perseguibile in caso di segnalazione da terzi, da ora in poi sarà una sorta di impegno attivo, perseguito dagli Ordini Regionali, che dovranno costituire un registro della formazione per ciascun iscritto.
E gli iscritti non dovranno semplicemente assolvere l’obbligo, ma anche informare il proprio Ordine Regionale di averlo fatto, attraverso apposite autocertificazioni. Anche la mancanza di queste dichiarazioni potrà configurare illecito deontologico.
Saranno tuttavia previsti degli esoneri totali o parziali, su domanda dell’interessato al proprio Ordine Regionale:
- frequenza ad un corso di specializzazione, master, dottorato, perfezionamento
- i docenti e i ricercatori universitari, che dovranno conseguire solo i 15 crediti in materia deontologica, giuridica o previdenziale
- per gravidanza, parto, genitorialità
- grave malattia o infortunio
- interruzione della professione per almeno 6 mesi
- attività di tutor di tirocinanti per l’esame di stato o la scuola di psicoterapia, con l’esonero di 4 crediti formativi per mese, fino ad un massimo del 50% del debito formativo annuo.
- psicologi con più di 40 anni di esercizio professionale
QUANTA FORMAZIONE SERVIRA’?
Il sistema dovrebbe funzionare per cicli triennali: ogni tre anni si dovranno conseguire 90 crediti formativi, con un minimo di 20 l’anno. Di questi, almeno 15 dovranno essere conseguiti in materia di Leggi professionali, Deontologia o Previdenza.
Le modalità per conseguire i crediti vanno ben oltre i tradizionali corsi di formazione, e dovrebbero essere modellate sulle caratteristiche specifiche della nostra professione, prevedendo crediti per:
- Corsi di formazione, master, seminari, convegni, gruppi di lavoro e commissioni degli Ordini, purché accreditati dagli ordini regionali o dal CNOP
- Eventi già accreditati con il sistema ECM
- Supervisione (al massimo per il 20% dei crediti totali)
- Intervisione o supervisione in gruppo fra pari (al massimo 20% dei crediti totali)
- Sviluppo di nuove competenza attraverso l’attività professionale (al massimo 20% dei crediti totali)
- Lezioni o interventi come relatore in convegni o corsi (al massimo 12 crediti nel triennio).
- Contratti di insegnamento con istituti e università (max 12 Crediti)
- Partecipazione come commissario agli esami di stato (al massimo 24 crediti formativi)
- Pubblicazione di libri o articoli su riviste, anche online (24 crediti)
- Attività di studio e aggiornamento in autonomia (12 crediti)
CHI ACCREDITERA’ GLI EVENTI E I FORMATORI?
Il CNOP avrà il compito di accreditare i formatori, siano essi enti formativi, associazioni, organizzazioni o anche singoli professionisti.
Agli Ordini regionali avrà invece il compito di accreditare gli eventi, presentati dai soggetti già accreditati dal CNOP come formatori.
Quindi, per chi volesse fare formazione per gli psicologi: prima ci si fa accreditare dal CNOP a livello nazionale come formatori, poi si fanno accreditare i singoli eventi dagli ordini regionali.
CHI VIGILERA’ SUI PROFESSIONISTI?
La vigilanza spetterà agli ordini regionali, che terranno il registro della formazione obbligatoria per i singoli professionisti, tramite autocertificazione. E gestiranno i procedimenti disciplinari in caso di violazione dell’obbligo.
CONCLUSIONI: ALCUNI PUNTI CHE RITENGO SALIENTI
- IL CREDITO FORMATIVO resta l’unità di misura, ma non si tratta di crediti ECM, che restano obbligatori solo per il personale delle pubbliche amministrazioni.
- I FORMATORI ACCREDITATI potranno essere enti oppure singoli professionisti
- LA FORMAZIONE A MISURA DI PSICOLOGIA, perché sarà possibile ottenere crediti formativi anche per attività specifiche della nostra professione, come la supervisione o il tutoraggio ai tirocinanti, cosa che il sistema ECM non permetteva.
- LA FORMAZIONE A MISURA DI PROFESSIONISTA, quindi non legata soltanto ad attività formali di lezione, a corsi strutturati, ma anche alle attività che normalmente un professionisti a svolge nell’ambito del proprio mestiere, come lo studio individuale, la partecipazione ad eventi come relatore o la redazione di articoli.
- IL RUOLO ATTIVO DEGLI ORDINI, che ora diventano, grazie alla riforma, dei veri e propri erogatori di servizi per i propri iscritti, incaricati di certificare a vantaggio della cittadinanza
Sono perplessa, non tanto per l’obbligo di formazione in sé che, sinceramente, trovo un fatto di responsabilità legittimo e dovuto per chi esercita la professione, quanto per la restrittività della scelta che molto probabilmente deriverà dal sistema dell’accreditamento. Ciascun professionista a mio avviso dovrebbe essere lasciato libero di scegliere i percorsi formativi attinenti all’ambito nel quale opera, ma anche secondo me quelli più consoni alle proprie attitudini e alla propria inclinazione personale, caratteristiche che l’Ordine non può conoscere, come non può conoscere, ad esempio, ci mancherebbe, la disponibilità economica. Ho la sensazione sempre di più che questi regolamenti porteranno ad una “chiusura” e ad un ripiegamento della nostra Professione su ambiti parcellizzati e certificati, direzione contraria al concetto stesso di professionista e contraria alla tendenza della pratica professionale che è sempre più quella di integrazione e talvolta sovrapposizione tra figure professionali, le quali tuttavia perseguono il medesimo obiettivo, che è quello del benessere della persona o del gruppo di appartenenza. In pratica, opterei di più per un controllo su una scelta autonoma, che per un controllo per cui l’Ordine scelga al posto mio, con la presunta oggettività che ben sappiamo, solo presunta. Un saluto.
Pienamente d’accordo con te. Quando entrerà davvero in vigore sai le risate tra raccomandazioni, figli di papà, AIDP, AIF, ecc? Dato che stavano crollando tutte queste belle strutture che hanno pensato solo a loro stessi, hanno dovuto trovare un modo per tornare a non perdere potere e a “pappare” come si dice dalle nostre parti. Io con 15 anni di provata esperienza come formatore comportamentale mi facessero l’esame, mi proponessero corsi…e poi chi è che può arrogarsi il diritto di decidere se uno è abilitato o meno o può avere crediti o meno…lo voglio vedere in faccia chi è…chi sarebbero questi Padreterni che si credono così tanto geni da poter decidere il destino di un formatore. Che io debba essere aggiornato lo so da me, non deve venire un pinco pallo qualsiasi a ricordarmelo, ne tanto meno a certificare che io sia valido o meno, perchè, non se lo può permettere, come nessuno si può permettere di decidere se uno è valido o meno. Ma solo in Italia ste buffonate…
Solo in Italia no, in realtà. In Italia esiste un sistema abilitativo per cui un professionista, una volta superato l’esame di Stato, è abilitato per sempre. In altri paesi l’abilitazione va conservata, dimostrando agli organismi certificatori (pubblici o provati) che si mantiene un livello di formazione adeguato.
Che questo possa dare luogo a speculazioni, è chiaro ed è questo – semmai – un fenomeno solo italiano. Che il principio sia sbagliato non mi trova d’accordo.
in effetti un abilitazione per sempre é come un governo per sempre !!!
In altri paesi però, le persone sono messe in grado di lavorare anche, cioè di fare solo il lavoro per cui hanno studiato.
Qui invece se vuoi mantenerti una professione in perdita, devi fare un secondo lavoro, col quale ti paghi il lavoro che ti piace…ma che nessuno a suo tempo ti aveva detto essere una lobby… Questa è la realtà dello “psicologo proletario”, che non ha uno studio e che arranca a fine anno, che non può permettersi una scuola di specializzazione o fantastici corsi o convegni da 300-400 euro a week end, che magari ha anche famiglia…bah….staremo a vedere quanto altruismo e gratuità ci sarà per questa formazione…non che io non sia d’accordo con la formazione in se, giustissima, ma io vorrei scegliermela e possibilmente secondo le mie possibilità economiche!
Sono d’accordo con Simona Fonti e aggiungo che non credo che l’accreditamento dei formatori dia garanzia di qualità e/o di trasmissione di conoscenze…mi chiedo questo: 300 scuole di psicoterapia accreditate in Italia, calcolando una media di 4-5 didatti a scuola, dovrebbero esserci in Italia dalle 1200 alle 1500 persone che pretendono di saper insegnare l’arte della psicoterapia!!! per me è fantascienza….l’aggiornamento professionale è utile per garantire i cittadini ma chi garantisce i cittadini-psicologi? Saluti
Visto che il 90% degli psicologi attivi fanno formazione per psicologi ed altro, chi resta da aggiornare? Scherzi a parte, il sistema dei crediti formativi obbligatori usato in altre professioni – vedi avvocati – non ha prodotto un significativo miglioramento della qualità/preparazione degli avvocati. Gli avvocati attivi sono costretti ad aggiornarsi se vogliono affrontare le continue richieste del sistema, chi esce dall’università ha solo un problema in più da gestire -la raccolta dei crediti formativi – Da privato se perdo una due, tre o più giornate di lavoro per aggiornamento obbligatorio chi mi paga le ore perse? il collega che opera nel pubblico viene giustificato e può saltare la giornata di lavoro senza perdere nulla di stipendio, per me è un giorno di guadagno perso.
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il problema rimane lo stesso, in accordo allo scritto precedente. NON è affatto condivisibile che saranno gli Ordini a scegliere su cosa formarci e non noi professionisti.
Sono previste anche parti di formazione a completa scelta del professionista, come scritto nell’articolo. Un decisivo passo avanti rispetto al rigido e – permettetemi – stupido sistema ECM.
Staremo a vedere se il regolamento rimarrà come nella bozza che ho descritto nell’articolo.
La formazione resa obbligatoria è importante per la preparazione e serietà di un professionista e permette a tante strutture anche di accettare che uno psicoterapeuta si assenti dal lavoro per formarsi. la mia domanda è: che costo avranno tali corsi? non è possibile sostenere economicamente tutti i corsi previsti……dunque l’importante sarebbe venire incontro anoi professionisti proponendo costi fattibili.
Buona giornata.
Le norme di riforma delle professioni preveeono esplicitamente che siano gli Ordini territoriali a offrire eventi formativi gratuitamente, usando le risorse della quota di iscrizione. A noi iscritti l’onere e l’onore di fare in modo che sia così davvero: votando alle elezioni dei nostri rappresentanti negli ordini e pretendendo il rispetto dei doveri.
In un periodo di crisi accentuata come quella di quest’ultimo quinquennio (che forse diverrà un decennio) la logica di questa normativa è tutta rivolta all’interno. Il Livore scaturito dopo la riforma dei corsi di laurea 3+2, l’affermarsi di altre professioni “non protette”, insomma l’allargarsi della platea dell’offerta consulenziale in tema di disagio (sia esso psicologico, relazionale, somatopsichico o psicosomatico che dir si voglia)ha messo una categoria, ferma, cristallizzata nei propri luoghi comuni, rappresentata per anni da burocrati inerti e clientelari, in una condizione di crisi profonda. La risposta è questa; invece di reclamare quegli spazi propri che altre professioni da sempre occupano abusivamente (Medici, Consulenti del Lavoro, Pedagogisti Clinici (?) e chi più ne ha più ne metta, ci si lancia in questa crociata che cerca semplicemente di sfoltire l’offerta specifica agendo sulla leva economica che non tutti, anzi, saranno in grado di sostenere. Non è infrequente sentire colleghi che commentano la situazione attuale dicendo che il professionista “povero” non può continuare ad esercitare (come se la crisi toccasse solo gli incapaci, ragionamento tautologico secondo cui, in base ad una logica “calvinista”, è solo il successo a permettere di sostenere la bontà del proprio agire). E intanto non si sente un sussurro, non si vede all’orizzonte nessuna mobilitazione (se non per rare eccezioni), ad esempio, riguardo una battaglia come quella per lo Psicologo di Base o per lo Psicologo Scolastico, a dispetto delle “urla” dei cittadini, dei dirigenti scolastici che reclamano a gran voce servizi convenzionati, pubblici e di qualità. Mi chiedo veramente dove viva quest’Ordine Nazionale che licenzia in questo modo progetti normativi di tal fatta. Che la formazione e l’aggiornamento siano necessari va da sé: ma dall’altra parte si dovrebbero sostenere battaglie molto più chiare per reclamare quegli spazi che la formazione continua degli operatori dovrebbe riempire. A che serve un professionista pluri/iper formato che non può operare secondo i criteri che la formazione gli ha trasmesso? A chi crede lascio il mio recapito anche per un dibattito privato
Dott.Mario Bianchini
bianchini.mario@libero.it
ben detto!
Concordo con la collega Conti. Sono molto preoccupato per i segnali di chiusura della nostra professione (vedi referendum sull’art. 21). Nulla da dire sull’aggiornamento, ci mancherebbe. Anche per individuare sempre meglio le definizioni della nostra opera a sevizio della persona. Non trovo la medesima attenzione, tuttavia, sul tema dell’integrazione del nostro essere psicologi con il mondo delle professioni (ad iniziare dalla psichiatria; per proseguire con la pedagogia; col mondo dell’insegnamento, dei percorsi educativi, riabilitativi, sanitari…). Cosa che, temo, ci spingerà sempre più in riserve protette, man mano che ci accaniremo a sviluppare i nostri lessici e i nostri culti in nome, di un sempre più malcelato, intento corporativo.
L’eccessivo amore per i culti settari esiste da sempre nella nostra professione. Non so a quali bisogni obbedisca questo strano fenomeno, ma so che una delle prime domande che i colleghi ti fanno è: ‘ma tu di che orientamento sei?’.
Io non so mai cosa rispondere, e me ne resto lì come un baccalà a biascicare qualche scusa per non avere la risposta esatta… sarò normale?
“… una delle prime domande che i colleghi ti fanno è: ‘ma tu di che orientamento sei? ” ed è una domanda ghettizzante a cui risponderei: Dipende dalle persone che ho in cura. A mio parere la domanda corretta sarebbe: Quali orientamenti (scuole o prospettive di pensiero psicologico) applichi più spesso (durante la tua attività professionale)?
Rappresento un’organizzazione che cerca un’area di collaborazione che possa favorire il benessere delle minoranze sessuali in conformità a quanto scritto nella risoluzione dell’APA del 2009, piu’ precisamente il movimento degli ex-gay. Sempre piu’ nel mondo si parla di fluidita’ sessuale, le testimonianze di ex-gay ed ex-eterosessuali sono centinai di migliaia. Ci sono persone divise tra 2 tipi di emozioni diverse, quella sessuale e quella dell’amore romantico, persone che vogliono essere accompagnate verso la direzione che per loro stesse e’ la piu’ importante, senza che nessun’altro possa decidere al loro posto quale di queste 2 emozioni dev’essere adattata all’altra. Persone che vogliono comprendere il perche’ di un’emozione (che sia quella sessuale o un altra poco importa).. esiste un bisogno immenso di aiuto e purtroppo gli unici che lo trovano sono le persone religiose in gruppi seminascosti. Tutto questo perche’ esiste una pressione a voler imporre la propria dittatura e punto di vista sull’altro. Questa come dice giustamente la signora Simona Fonti è l’ennesima manovra per non voler lasciare libere le persone all’autodeterminazione. Non dovete accettare queste condizioni, per il bene della professione e per il bene dei cittadini, sempre in conformita’ alla scienza.
Sig.ra Vismara visto che lei e” presnte in quasi tutti i post di questi argomenti o attinenti ad essi. le domande che sono gia” state poste e che ancora non ha.no avuto risposya: le cosiddette terapie riparative dell’orientamento sessuale se dessero un risultat del 50%, oppure nullo, oppure disastroso o deleterio, chi risarcisce? Lei? o chi?
[…] ciao…. ho trovato questo interessante articolo che riguarda proprio i crediti….leggetelo! http://www.federicozanon.eu/formazio…gli-psicologi/ e..attendiamo news! ." all'origine gli esseri umani erano doppi:possedevano 2 teste, […]
Mi domando quali praterie di corsi a pagamento si apriranno. Magqri corsi che tutt’oggi sono gratuiti.
Ritengo una forte idiozia, porterà, in una situazione di crisi economica anche per tanti psicologi, all’abbandono della professione per molti.
I clienti sono sempre meno e ora saremo pure obbligati a pagare i corsi per avere magari una volta 5 crediti, quella dopo 10…per quale spesa? Inoltre in quanti colleghi possono avere crediti cpme supervisori di tirocinanti? I tirocinanti sono presenti per la maggior parte nelle ASL.
Come scritto nell’articolo, e come impone esplicitamente la legge, gli ordini dovranno provvedere ad erogare percorsi formativi atti a soddisfare l’obbligo. Semmai starei ad osservare se questo avverrà, e a pretenderlo, piuttosto che fasciarci la testa prima dell’urto.
Ma quale corso gratuito? E i costi aggiuntivi tipo treno e pranzo e giornata pera, chi ci pensa???
Ecco, e pure il vestito buono per andare ai corsi, chi ce lo paga? avanti, qui andiamo veramente oltre: mi sembra di stare alle medie, non in un blog fra professionisti. Qualunque professionissta sostiene delle spese, e l nostre sono pure poche in confrornto a quelle di altre professioni che si devono magari acquistare licenze software specifiche o pagano molto più contirbuti di noi. Ma avete mai chiesto al vostro commercialista quando gli costa esercitare? e non mi rispondere che lo psicologo guadagna meno, perché a vedere certi interventi a volte ce lo meritiamo, di non avere lavoro: che possiamo offrire alla gente in più di altri, se facciamo certi discorsi?
Come Simona, anche io ho molte perplessità sull’obbligo tanto di ecm quanto di aggiornamento professionnale. Temo la burocratizzazione e l’inaridimento di una professione che per sua natura pone la necessità di essere in perenne apertura e ricerca.
Spero che i crediti su Leggi professionali ecc. siano 15 su 90 e non 15 su 20. C’è ultimamente una triste tendenza in vari ambiti a concepire la formazione obbligatoria come, di fatto, un indottrinamento formal-organizzativo, di stampo azendalistico, che in definitiva ha poco a che fare con la qualità del professionista. Se sono 15 su 90 la cosa è abbastanza sensata, anche mi paiono troppi, 15 su 20 significherebbe svuotare completamente il senso dell’operazione!
15 su 90, mi pareva chiaro dall’articolo. Peraltro, la nostra categoria sconta – nonostante tutto – una certa arretratezza dal punto di vista della consapevolezza del quadro normativo ed economico in cui operiamo, questo almeno per la mia esperienza, anche di membro di commissione deontologica in un ordine regionale. Credo che un po’ di formazione in questo ambito non farà male.
e che c’è di positivo per il paziente in tutto questo? cioè ci formiamo sugli aspetti deontologici, burocratici, economici e normativi…e non quelli clinici nei nostri specifici ambiti?
Come che c’è di utile? io faccio il CTU da molti anni, e questo è il tipico discorso di certi/e CTP che si improvvisano a far perizie in tribunale pensando che loro sono psicologi/e e quindi devono occuparsi solo delle cose cliniche. Poi finisce che commettono errori madornali, e quando viene fuori che non hanno considerato alcuni aspetti perché sanno una cippa del contesto normativo, deontologico e magari hanno pure sbagliato qualche scadenza, biascicano qualcosa sulla “robe burocratiche che non ce ne capisco tanto”. Figure di m**** di colleghi del genere ne ho viste a decine, e mi vergogno di essere uno psicologo: ogni volta vorrei dire che non siamo tutti così. E ogni volta mi trovo a combattere con questa superficialità. Nessuno, e dico nessun professionista, è così tronfio e arrogante da pensare che esiste solo la sua speciale competenza professionale come lo siamo noi psicologi. Solo noi pensiamo di bastare a noi stessi: in questi anni ho partecipato a svariate cause, spesso di separazione, con vari periti coinvolti e non ho mai trovato in tribunale un geometra, un perito, un medico, un avvocato che ritenessero di doverne sapere solo del proprio ambito. Poi incontri gli/le psicologi/e, e ti cadono le braccia.
Mmmh, sono un po’ perplessa, per vari motivi. Intanto se la formazione, da obbligo etico e deontologico, diventa obbligo formale, aumenta il rischio che sia affrontata con motivazione estrinseca, come un fastidio da sbrigare, perdendo quindi in parte le effettive potenzialità di aggiornamento/miglioramento del profilo professionale. In più, soprattutto chi è all’inizio e ha meno disonibilità economiche, cercherà di ottimizzare i costi saturando i crediti con la supervisione tra pari, gli articoli online e gli interventi nei corsi, magari offrendosi gratuitamente e creando così una manovalanza non retribuita di formatori a cui i masterifici attingeranno. Aumenterà anche l’autoreferenzialità della categoria, con psicologi che vivono esclusivamente formando altri psicologi. L’accredito dei formatori: sarà trasparente o influenzato da relazioni clientelari e nepotistiche? Gli ordini regionali: si verificheranno le solite difformità come già succede, per cui alcuni saranno più attivi e organizzerano iniziative gratuite, altri meno, quindi chi ha la “colpa” di appartenere un ordine pigro, pagherà più corsi esterni? Se poi tutti gli ordini organizzeranno un numero tale di eventi gratuiti da consentire a tutti di saturare i crediti gratuitamente, allora bene…ma non ci credo che sarà così!
La natura dell’obbligo resta di tipo etico-deontologico, tanto che la violazione sarà di tipo deontologico. La nuova legge si limita ad esplicitarlo e ad obbligare tutte le professioni ad un regolamento dettagliato.
Sui meccanismi clientelari, purtroppo, il problema è la mentalità italiana a cui spesso tutti ci adeguiamo. Ho scritto tempo fa un articolo proprio su questo tema, con il collega Luigi D’Elia: http://altrapsicologia.com/i-giovani-psicologi-sono-clientelari/2012/12/
Diciamolo chiaramente: di tutti i convegni che vengono fatti, quanti troviamo realmente utili o interessanti per la nostra attività? E poi, un convegno aiuta a lasciare qualche informazione nella mente di un professionista, ma la formazione è un’altra cosa. La formazione è studio, è lavoro a casa, coi pazienti, nelle istituzioni, varie ore a settimana, non i convegni. Che un convegno mi dia 4-5 crediti e la lettura di un testo di 400 pg che richiede settimane di attenzione e assimilazione nessuno credito, mi pare il segno di una reale ipocrisia, che vuole nascondere solo la possibilità di concedere a pochi il diritto e il vantaggio economico di formare. Economicamente gli psicologi sono messi male, soprattutto nei primi 10 anni di professione, in genere, se non cambiano lavoro prima. Dopo aver speso valanghe di soldi per scuole di specializzazioni e\o analisi personali, dovranno ancora spendere per partecipare ad incontri o convegni inutili che impediscono di lavorare in quelle giornate? E’ incredibilmente stupido, e scorretto perchè non tiene conto della situazione economica disastrosa in cui versano tanti giovani professionisti nel nostro paese, a differenza di quelli di altri stati. Bene l’obbligo etico di formarsi, ma in varie modalità e, soprattutto, senza che gravi sul professionista che versa in cattive acque.
Concordo, ma infatti l’articolo riporta proprio questa grande novità: la formazione non dovrebbe più essere solo convegni e corsi… ecco il pezzo:
“Le modalità per conseguire i crediti vanno ben oltre i tradizionali corsi di formazione, e dovrebbero essere modellate sulle caratteristiche specifiche della nostra professione, prevedendo crediti per:
– Corsi di formazione, master, seminari, convegni, gruppi di lavoro e commissioni degli Ordini, purché accreditati dagli ordini regionali o dal CNOP
– Eventi già accreditati con il sistema ECM
– Supervisione (al massimo per il 20% dei crediti totali)
– Intervisione o supervisione in gruppo fra pari (al massimo 20% dei crediti totali)
– Sviluppo di nuove competenza attraverso l’attività professionale (al massimo 20% dei crediti totali)
– Lezioni o interventi come relatore in convegni o corsi (al massimo 12 crediti nel triennio).
– Contratti di insegnamento con istituti e università (max 12 Crediti)
– Partecipazione come commissario agli esami di stato (al massimo 24 crediti formativi)
– Pubblicazione di libri o articoli su riviste, anche online (24 crediti)
– Attività di studio e aggiornamento in autonomia (12 crediti)
La formazione? forse prima sarebbe meglio pensare al lavoro, non ne abbiamo gàià fatta tanta?
.. che dire dell’analisi personale, non è formativa pure quella?
possibile che non venga mai considerata quando c’è chi viene obbligato a farla dalla scuola di specializzazione?
Scusate. Intendevo la collega Simona Fonti.
Concordo.
Io lavoro, come sumaista nella pubblica amministrazione,volevo informarvi che ho sempre acquisito crediti ecm anche come relatore, con la redazione di articoli e con il tutoraggio ai tirocinanti, questo già da molti anni.
società dei paradossi…formarci perchè? per lavorare meglio, per dare un servizio migliore? in realtà quello della formazione è solo un settore business che l’unico lavoro che dà è a sè stesso.
In molti casi è davvero così. Speriamo che non lo sia sempre e comunque. Ma è un gioco a cui partecipano sia clienti che formatori.
Credo che si dovrebbe partire alla fonte. Si dovrebbe ridurre sensibilmente il numero delle nuove matricole all’universita’. Questo non verra’ fatto. D’altra parte mettere il numero chiuso non e’ conveniente alle universita’ne’ ai formatori. E’ una selezione e scrematura che porta tanto denaro questa.
Parole sante. Questo è il vero peccato originale della professione.
Scusate, ma stiamo parlando di formazione obbligatoria quando la classe degli psicologi ha l’80% degli iscritti che fa tutto tranne che lo psicologo???? Ma quand’è che noi come corporazione ci fare sentire? CI VUOLE PRIMA IL LAVORO!!! DETASSARE NOI LIBERI PROFESSIONISTI, MUTUARE LA TERAPIA, FAVORIRE LE COLLABORAZIONI MEDICO DI BASE CON GLI PSICOLOGI! altro che crediti e continua formazione. io son d’accordo che ci si debba continuare a formare, ma se si lavora però!
concordo cristiana!
Io sono iscritta all’OPL ma risiedo in E.R. per cui ritengo che, quando andrà in porto questa cosa, dovrò chiedere il trasferimento.. o potrò cmq usufruire degli eventi gratuiti che presumibilmente l’Ordine dell’E.R. metterà a disposizione degli psicologi appartenenti al proprio ordine??
Mi sembra un sistema che, se verrà messo a punto in maniera sensata, diversamente dal sistema degli ECM, potrà essere di grande utilità per la nostra comunità professionale. Inoltre mi sembra francamente giustissimo che gli Ordini abbiano un ruolo attivo non solo nell’abilitazione del professionista, ma anche nel suo aggiornamento. Se sarà così, forse pagherò anche più volentieri una rata di iscrizione che al momento mi pare comporti più oneri che servizi.
Un timore però mi assale: se saranno Ordini Regionali ed ENPAP a dover tirare fuori i soldi, ci sarà da stare con le orecchie aguzzate e sempre approfonditamente informati e pronti a pretendere quel che ci spetta, perchè ho idea che non ci verranno rese le cose facili in tal senso, con le dovute (spero) eccezioni.
Scegliamo bene chi ci rappresenterà nei prossimi consigli ordinistici: altrimenti ne faremo letteralmente le spese.
condivido l’idea di partenza, ovvero che i cittadini che usufruiscono di servizi psicologici debbano essere tutelati, garantendo loro la qualità formativa degli psicologi iscritti all’albo. l’esame di stato non basta.
non condivido tuttavia che – nel caso di psicologi clinici e ancor di più per gli psicoterapeuti – tale garanzia venga offerta da un concetto di formazione continua che prevede di fare corrispondere la formazione psicologica alla partecipazione a convegni, alla scrittura di articoli, alla lettura di libri o al tutoring a tirocinanti. sono occasioni formative importanti ma non di certo in grado di dare garanzie sulla professionalità di nessuno.
avevo letto le bozze di proposta di formazione continua che qualche mese fa l’ordine aveva fatto conoscere. le trovavo di gran lunga più sensate della soluzione che abbiamo letto nell’articolo.
se le informazioni nell’articolo sono corrette, le supervisioni vengono di gran lunga penalizzate (possono incidere solo per il 20% nella raccolta dei crediti!!!!).
Le psicoterapie individuali – inizialmente riconosciute e valorizzate come luoghi d’eccellenza per garantire la qualità del servizio che eroghiamo – incredibilmente scompaiono dall’elenco delle occasioni formative.
la qualità del lavoro psicologico non si costruisce sui libri e alle conferenze ma ogni giorno nell’esercizio della domanda a se stessi su ciò che siamo come persone e ciò che stiamo facendo con i nostri pazienti.
vorrei che qualcuno ci spiegasse il perché di queste penalizzazioni!
sono pienamente d’accordo,cosa c’è di più formativo della psicoterapia per uno psicologo? e quelle scuole di formazione per cui non è obbligatorio un percorso personale, sfornano psicoterapeuti che non hanno fatto un giorno di lavoro personale, ma solo supervisione, e che poi diventano loro stessi formatori? che garanzie danno ai clienti di non colludere con i loro problemi?
io mi sono fatta 11 anni di terapia psicoanalitica personale, che poi non mi è stata riconsociuta perchè fatta PRIVATAMENTE e non in una scuola di specializzazione!!!!
la formazione è fondamentale così come l’aggiornamento anche su nuovi strumenti etecniche entro la nostra professione. Però vorrei che l’ordine oltre che interessarsi per tale settore facesse di più per i tanti psicologi che hanno contratti precari e mortificanti ovvero sono sottopagati. Ad esempio per tutti quei professionisti che come me lavorano nelle CTA e che a mala pena riescono ad arrivare a fine mese DIstinti saluti Dr.Umberto Sparacio
Aggiornamento dovrebbe essere spontaneo così come dovrebbe essere libera la scelta di valutarci dei nostri utenti.
Mi piacerebbe portare uno di questi formatori sul libero mercato e lasciare il verdetto ai clienti.
Ma per l’ennesima volta lo statalismo o ” stalinismo” interviene in ogni espressione.
Bene chi ci valuterà?
Su che base la scelta della valutazione del formatore?
E se le cose che lui dice già le ho apprese anni fa?
Ma sopratutto chi ha formato il formatore?
Spontaneamente i clienti sceglieranno i loro psicologi sulla base dei loro desideri.
Invece no, come succede nel pubblico:
Lo stato ha scelto per te lo psicologo dell’usll, non l’hai scelto tu, ma lo stato su parametri oggettivi come gli esami di ammissione a qualche università che spesso lasciano fuori le genialità.
Comunque quale sarà la prossima buffonata:
potrei avere problemi psicologici e quindi fare male al cliente e quindi su di un atto presuntuoso dovrai fare una visita psichiatrica tutti gli anni.
Poi potresti diventare un alcolista e quindi un esame del sangue tutti gli anni.
Insomma se abbiamo intrapreso questa strada possono andare avanti all’infinito sulla predizione di….
Inoltre il punto saliente è che lo stato interviene con l’arroganza di tutelare i cittadini ma questa arroganza è già stata smentita dalla storia.
Dovevano gestire le pensioni perchè sicuramente avremmo scialaquato i nostri soldi, i servizi sanitari, etcc all’infinito.
Risultato:
Non ci saranno soldi per le pensioni a parte i soldi per acquistare gli immobili a 100 volte il loro valore.
Ecco lo stato quando deve controllare e gestire ogni libera espressione e sostituirsi alla libertà individuale dello psicologo di formarsi e dell’utente di scegliere lo psicologo che desidera.
Ogni anno aumentano questi enti parassitari e obblighi basati sulla predizione di qualche cosa, quindi su cose che non esistono ma che potrebbero……
Il gioco va all’infinito verso la totale perdita di libertà.
E intanto manteniamoli tutti.
Mi torna in mente
ORWELL 1984.
Un Saluto
concordo sul fatto che in qualche modo venga resa obbligatoria la formazione continua che mi sembra possa esprimersi in modo variegato ( tra eventi formativi dell’ordine gartuti, riconoscimento dei tutor ed eventuale formazione personale a scelta .
Servirebbe anche a limitare anche qualche esercizio abusivo della professionalità
Mi sembra la storia del contadino che rimprovera il cane per non fare buona guardia al pollaio e, mentre fa questo, la volpe ad una ad una si mangia tutte le galline. Ovvero mentre noi psicologi siamo pieni di obblighi e doveri, una pletora di nuove pseudoprofessioni emergenti che operano nel nostro ambito (con poca o addirittura nessuna formazione), senza obblighi di alcun tipo ci fa gran concorrenza arraffando, arraffando a manbassa utilizzando strumenti da psicodiscount.
Hai ragione, chi ci protegge? Mi metto nei panni dei giovani psicologi. Onestamente sono contenta di avere anagraficamente qualche annetto di più.
ESATTO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! infatti conviene togliersi dagli albi e lavorare come counselor!! ahahahah
Certo. Così finisci per incorrere in un reato penale, l’esercizio abusivo della professione. Aha aha. Sarà per quello che i counsellor non stanno invadendo il mondo, nonostante tutto.
La solita cosa all’italiana. Continuano ad esserci, e numerose, persone che si identificano come psicologi e non lo sono. Imperversano consulenti “psicologici” di ogni tipo e natura senza obbligo alcuno. Cosa fa l’Ordinew per tutelarci da questi “abusivi”? Il nostro lavoro di liberi professionisti ha pochissime tutele. Ho fatto un D.U. a Paris XIII in psichiatria trans culturale con Marie Rose Moro e un tirocinio presso il Servizio di Bobigny per un anno? L’ordine non li riconosce come titolo valido in Italia né come formazione né come validi per l’iscrizione alla sezione etnopsichiatria, nonostante la Porf. Moro sia ben conosciuta ed apprezzata in Italia ed invitata continuamente a convegni ecc… La formazione va fatta, chiaro, ma quale formazione? Si spera almeno che alle imposizioni si affianchino concrete azioni dell’ordine di tutela dei professionisti continuamente costretti a riprovare la loro competenza nel panorama italiano del quale, purtroppo, sopra ho solo accennato.
Un saluto
[…] http://www.federicozanon.eu/formazione-obbligatoria-cosa-cambia-per-gli-psicologi […]
Ridicolo. Il mercato e solo il mercato dovrebbe decidere se uno è un professionista aggiornato o meno. Una persona che studia, che si aggiorna, non ha bisogno di farsi difendere da nessuno nel suo campo: trova clienti, crea progetti, fa soldi.
Un’ottima iniziativa per tutelare psicologi formatori di psicologi: persone che FALLIREBBERO IN UN ANNO SE NON AVESSERO RIFORNIMENTI DI CLIENTI PER LEGGE.
Quindi invece che liberare risorse, mettiamo altri paletti: pensiamo noi a tutelare il povero paziente che è troppo caprone per capire se uno ti sta dando un buon servizio o meno.
Ringrazieranno un sacco i giovani psicologi.
Così ridicolo che è una direttiva europea valida per tutti i professionisti, dal medico all’architetto, dall’avvocato al veterinario. In Italia è stato recepito per tutti i professionisti con Ordine. Si può discutere sull’opportunità, ma occorre anche comprendere che non è faccenda che riguardi soltanto gli psicologi: non c’è una persecuzione/speculazione in atto contro la nostra categoria.
Sul principio ‘ulteraliberista’ per cui è il mercato che deve giudicare… beh: è appunto un principio, più o meno condivisibile. Ma nella ‘pratica sociale’ nessuna attività che riguardi la salute e la vita delle persone è totalmente libera e totalmente affidata al mercato, che si tratti di progettare ponti, patrocinare in tribunale, intervenire chirurgicamente sulle appendiciti o fare psicoterapia.
Eh si l’Europa sta facendo un sacco di progresso nel fare il bene delle persone, un sacco di scelte ineccepibili. Al di là della battuta (passamela senza livore eh!), non penso affatto che sia rivolto solo agli psicologi nè che ci sia un accanimento. Che sia ridicolo si, e che i benefici tangibili di questa idea di formazione, a mio parere, si vedranno unicamente nelle tasche dei formatori accreditati, che in altre parole è una limitazione alla libera concorrenza.
Sul mercato libero, sicuramente il principio può essere condivisibile o meno, non lo metto in dubbio: sui vincoli da porsi capisco che ognuno abbia i suoi paletti nel considerare cosa è utile o meno, e per me nulla che definisca sempre più nello specifico come/dove/da chi e quanto formarsi può essere utile alla nostra professione.
Non c’è dubbio che il sistema della formazione obbligatoria, come ogni obbligo, dalla revisione periodica dell’auto ai piani di sicurezza aziendale, si presti a speculazioni e aumento dei costi di ogni tipo. Dal mio punto di vista però abbiamo uno strumento essenziale: in fondo siamo una piccola categoria, troppo grande per offrire occupazione a tutti ma abbastanza piccola perché si possa incidere sulle sue dinamiche. La scommessa sarà quella di fare buon viso a cattiva sorte e trovare il modo di fare fruttare l’obbligo della formazione in modo che sia uno strumento e non una scure per i professionisti. Una via molto concreta per realizzare questo io la vedo nell’azione che possiamo fare attraverso gli ordini regionali e l’ordine nazionale: saranno questi enti, formati da psicologi, ad accreditare Formatori ed eventi. Resta in capo alla nostra comunità professionale la capacità di dirigere il gioco in modo positivo e proficuo, piuttosto che speculativo. Ne saremo capaci? Sapremo usare le energie che usiamo per la critica nella direzione della creatività e della produzione di valore? Sono interrogativi aperti, Su cui non ho molte risposte. Ma è pure meglio che rimangano aperti 😉
Premetto che sono pienamente d’accordo all’ineluttabile dovere di offrire competenza e innovazione e che la formazione, insieme all’esperienza, possono e devono offrire al singolo professuonista che ha sempre sete di miglioramenti! Tuttavia Concordo con i colleghi che hanno posto l’accento sul problema, che a mio parere rappresenta il nocciolo della questione, ovvero la sempre crescente inflazione di formazione in un ciclo che si auto-fagocita. Si continuano a porre degli obblighi, vincoli e burocrazie in nome di valori universali che nessuno potrebbe mai negare.si omettono cosi anche gli stessi principi basilari della psicologia evolutiva.a cosa serve una gara alla più alta carica e al più alto profilo se poi non si costruiscono sistemi virtuosi che rendano spendibili e godibili tali risorse e potenzialità? Dove sono le strutture e i sistemi che permettono di produrre benessere? Dove sono le leggi che incentivano la promozione della salute in termini di prevenzione (psicologo di base, psicologo ospedaliero ecco) e la riduzione delle spese per la cura dei problemi conclamati? La risposta che mi viene è semplice… Ovvero che servono ad alimentare un mercato di offerta senza una concreta esigenza, un consumismo della cultura e della conoscenza ormai merce quantificabile in termini economici! Eppure fino ad oggi gli studiosi, i maestri e gli autori dai quali abbiamo attinto restano maestri e stimolano la ricerca. Proprio la ricerca sarebbe invece il cuore della formazione continua.. Rimarranno in eterno cose che non si potranno imparare leggendo i libri, non riducibili a a mera informazione. Cari colleghi tutti, serve aprire gli occhi E rendersi conto che tutto ciò rischia di distruggere la parte nobile delle professioni rischiando di distorcere il senso della competenza e della formazione.
Concordo sulla considerazione che esiste sempre una parte della propria competenza professionale che non si apprende con la formazione, di qualunque natura essa sia. Mi pare interessante l’esperimento proposto da questo regolamento degli psicologi: che sia riconosciuta almeno in parte come formazione anche la pratica professionale, la supervisione e lo studio individuale. Vedremo se il Ministero della Salute, che deve approvare il regolamento per renderlo attuativo, saprà cogliere lo stimolo.
[…] Qui potete leggere approfondimenti in proposito […]
Non capisco perchè vogliate far passare per doveroso l’obbligo della formazione. Invece di impegnarci a fare in modo che questa legge non venga approvata nel nostro codice deontologico, consumiamo parole a convincere altri nostri colleghi che questa speculazione sia giusta. E’ spontaneo chiedersi come mai…
Vi ricordo quello che è successo in Portogallo secondo i proncipi dell’Unione Europea (UE): ll diritto dell’Unione non ammette che un ordine professionale imponga ai propri membri un sistema di formazione obbligatoria che elimina parzialmente la concorrenza e stabilisce condizioni discriminatorie a danno dei suoi concorrenti! Se volete le prove cercate su intenet e meditate gente!
PS senza contare che gli ordini professionali non dovrebbero neanche esistere…
Credo ci sia un fraintendimento: mi pare che qui nessuno voglia ‘far passare come doveroso l’obbligo della formazione’. Se ne sta dibattendo. Ma occorre tenere conto del principio di realtà: viviamo in un paese che ha delle Leggi. Questa è una Legge, anzi meglio un DPR. L’adeguamento del Codice Deontologico non è una scelta, ma un obbligo stabilito da questo DPR: non c’è molta scelta.
Quello che mi colpisce è che ci si focalizza sull’obbligo, ma non sul contenuto della formazione. Io sarei per una ferrea formazione di base in Diritto ed Economia, che alla nostra categoria mi pare manchi come competenza di base.
[…] […]
Federico grazie per la tua risposta. Sono sempre d’accordo su tutto ciò che scrivi, non stavolta.
La formazione non è indice di competenza… Pensi che gli psicologi non interessati a formarsi, frequenteranno in modo interessato e partecipativo ai vari corsi di formazione? Oppure si faranno firmare attestati di frequenza senza partecipare o passeranno tutto il tempo davanti alle macchinette del caffè? Se non vuoi formarti, non è l’obbligo che ne deriva ad assicurare l’aggiornamento.
Ripeto invece di perdere tempo a convincere per il sì, dovremmo far qualcosa per modificare il DPR. Sono già state fatte molte battaglie per modificare le leggi e non vedo perchè stavolta dobbiamo rassegnarci con frasi di questo genere “non c’è molta scelta” che non sono da te e da AP.
Sono convinto che quello che tu descrivi rappresenti bene la situazione reale: sappiamo tutti che l’obbligo formativo non è di per sé indice di reale formazione. E nemmeno di un aumento garantito delle competenze.
Ma un potere come categoria possiamo averlo: quello di non acquistare per forza i prodotti formativi che non ci convincono. Questo è il primo potere del consumatore. Ma possiamo anche agire per determinare da qui ai prossimi anni la forma che dovrà prendere per noi l’obbligo formativo, attraverso azioni all’interno degli ordini. Questo è senza dubbio alla nostra portata, senza bisogno di scomodarci per cambiare norme dello Stato italiano Che richiedono azioni ben superiori alle forze di una singola categoria professionale. Io credo che la scommessa sia di interpretare al meglio come categoria quello che di fatto ci piove addosso come un obbligo di legge su cui – putroppo – davvero si può fare ben poco.
Cari colleghi, caro Federico..
Posso concordare sul fatto che essere formato è un prerequisito indispensabile di ogni professionista, che costui non deve allentare l’aggiornamento, ma non possiamo scivolare sulle distorsioni e dirottamenti. Purtroppo sono tempi bui e in tempi bui bisogna fare molta attenzione prima di aderire a qualsiasi novità o proposta perchè ripeto: in nome di valori universalmente accettati si fanno passare delle azioni impopolari che ledono tali valori stessi. Quindi non è vero che davanti alle leggi non si possa far nulla, la legge non è un valore in sè altrimenti tutte le leggi sarebbero giuste. la legge può anche essere sbagliata e contro il buon senso civile e umano… in tali casi le persone dotate di intelletto (e formate di quelle competenze che non si possono studiare sui libri o partecipando ad un corso di approfondimento) possono e devono fare.. protestare e adeguare civilmente le leggi, al fine di renderle utili alla società e non disfunzionali e opprimenti. Poi.. che la psicologia e il diritto dovrebbero avvicinarsi è auspicabile.. ma non può essere imposto! tanto meno a dei professiionisti “finiti”, pertanto bisogna pensare in termini di PROGETTUALITA’ (cosa che oggi non è più nella formamentis delle nuove culture consumiste che vogliono tutto e subito). Progettualità può significare pensare a dei piani di studio delle giovani matricole che includano sempre più, e commisurato alle specifiche attinenze, materie di diritto.. o altro (bisogna tornare un pò alla cultura contadina: prima si lavora la terra, poi si semina, si aspetta e poi.. FORSE.. se non ci sono imprevisti si raccoglie) Faccio notare quindi che il nuovo articolo 5 vorrebbe introdurre la SANZIONABILITA’ del professionista! Non serve sanzionare! La lettaratura insegna e la scienza dimostra che sanzionare.. punire… sono pratiche che non creano estinzione del “vizio” ma anzi lo rafforzano! al massimo creano CASSA! cicli perversi di movimento di denaro, finalizzato al lucro! La Formazione non può passare dal Lucro (semmai è il contrario). rammento qui di seguito la foma in cui vorrebbero modificare l’art. 5:
Art. 5 (se vince il si)
Lo psicologo è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione e aggiornamento professionale,
“con particolare riguardo ai settori nei quali opera. La violazione dell’obbligo di formazione continua, determina un illecito disciplinare che è sanzionato sulla base di quanto stabilito dall’ordinamento professionale.”
Riconosce i limiti della propria competenza e usa, pertanto solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario, formale autorizzazione. Lo psicologo impiega metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti e riferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del cliente e/o utente, aspettative infondate.
Tra virgolette la parte che è al centro delle descussioni.
ed io mi chiedo: chi è che invece vigilerà sugli Enti datori di lavoro affinchè mettano il lavoratore psicologo nelle condizioni di assolvere l’obbligo formativo?
Mi sfugge una cosa. Il codice deontologico impone già allo psicologo di aggiornarsi e di mantenere un livello adeguato di preparazione. Se non lo fa, lo psicologo incorre in sanzioni displinari, perché non rispetta il codice deontologico.
Non mi spiego quindi la necessità di esplicitare che il vincolo alla formazione continua debba comportare un illecito disciplinare. La violazione delle norme deontologiche COSTITUISCE GIA’ un illecito disciplinare, per cui questa modifica è ridondante al concetto stesso di codice deontologico.
Quello che cambia è la sostituzione di “nella propria disciplina” a “con particolare riguardo”, sottogliezza che poi tanto sottile non è.
Intanto, mi risulta che l’Ordine degli Psicologi della Puglia abbia già inviato comunicazione ai suoi iscritti che la normativa vigente dal 2012 impone l’acquisizione dei crediti ECM anche per gli iscritti, anche se questi non svolgono la profesione di psicologo, quantificando anche il numero di crediti.
Quindi, lo psicologo del lavoro pugliese che si occupa di selezione del personale e di clima organizzativo deve accumulare crediti ECM?
Quoto per la prima parte del commento: di fatto l’aggiunta è una specifica, non un passaggio essenziale, che invece a mio parere è proprio quello segnalato.
Puoi invece inviarmi quella mail dell’Ordine Puglia che propugna gli ECM a tutti gli psicologi? Se fosse, mi parrebbe una cosa scorretta da molti punti di vista… Gli ECM non sono affatto obbligatori x tutti, e nemmeno lo diventeranno.
Per quanto riguarda la mail inviata dall’Ordine della Puglia, questa diceva che “la normativa vigente dal 2012 impone l’acquisizione dei crediti ECM per il triennio 2012-2014, anche per coloro che non svolgono la professione di psicologo”. Una volta contattato telefonicamente, però, l’Ordine ha ammesso di non aver ben chiara la situazione. Se mi contatta privatamente via e-mail, posso farle girare la comunicazione.
Diversamente, io ho contattato personalmente l’Ordine della Sardegna, al quale sono iscritto. Qui mi hanno esplicitato senza mezzi termini che siamo tutti obbligati ad accumulare crediti ECM, TUTTI, perché così era stato stabilito dalla normativa. E non ci sono vie di scampo.
Dato che non ero affatto convinto di questa cosa, ho chiamato il Consiglio Nazionale dell’Ordine. Loro, molto chiaramente, mi hanno detto che è ancora tutto in fase di definizione e che la loro proposta prevede forme diverse di accreditamento a seconda del campo d’interesse (come del resto da lei sottolineato).
In sintesi: sembra che le sezioni regionali non abbiano le idee ben chiare. Via mail dicono una cosa e al telefono un’altra. Danno informazioni che poi il Consiglio Nazionale smentisce.
Di chi ci dobbiamo fidare?
Quoto le osservazioni del collega. E’ proprio per tali confusioni di base che è ridondante, nonchè spreco di preziose energie, andare a effettuare una specifica/modifica di articoli. Serve prima mettere in ordine e chiarire lo stato dell’arte per verificare se a quel punto servono dei cambiamenti e in che direzione! In questo modo invece si rischierebbe di creare ulteriori confusioni o di fare scelte sbagliate. Quindi auspicherei ad un impegno verso la trasparenza e verso azioni che rendano fluido ed efficace l’incontro tra gli ordini professionali e la pratica dei professionisti all’opera. Ben venga un cambiamento come quello sull’articolo 21, poi serve creare anche le strutture di controllo e di implementazione, e cosi via discorrendo.
Non vedo l’utilità di effettuare una SPECIFICA della sanzionabilità se poi non sappiamo cosa è sanzionabile e cosa no, per non parlare della ridondanza.
Buongiorno Dott. Zanon, ho dato una lettura al DPR 7 agosto 2012 , n. 137, e all’articolo 7, a proposito della “formazione continua”, mi è sembrato di capire che ordine ed enpap POSSONO, non DEVONO, predisporre un piano formativo tale da permettere all’iscritto di assolvere GRATUITAMENTE il debito formativo.
Questo significa che l’iscritto dovrà integrare l’offerta formativa accedendo a corsi a pagamento, e che dunque il debito formativo non sarà totalmente coperto dall’offerta formativa di Ordine ed Enpap?
In altri termini, questa formazione continua obbligatoria ci costerà?
Nel decreto avrà anche trovato scritto che gli ordini professionali devono dotarsi di un regolamento per attuare la formazione obbligatoria.
Nel regolamento che è stato costruito dal consiglio nazionale degli psicologi, attualmente al vaglio del ministero della salute che deve decidere se approvarlo, c’è il precetto che gli ordini regionali devono offrire percorsi formativi gratuiti ai propri iscritti.
Nel mio articolo, troverà anche un’altra cosa: se il regolamento viene approvato dal ministero, molte attività che oggi non prevedono alcun credito ufficiale, domani lo prevederanno: supervisioni, Inter visioni, studio personale, scrittura di articoli, attività professionali.
Lei mi chiede se parte della formazione obbligatoria sarà a pagamento. Le posso rispondere questo: è ovvio che qualcuno offrirà corsi a pagamento. Ma l’obbligo è di formarsi, non di acquistare corsi di formazione. La differenza non è per nulla sottile.
Se può aiutare, io personalmente mi regolerò così: tutto quello che già faccio ora cercherò di farlo rientrare nell’attività formativa obbligatoria: scrittura di articoli, partecipazione come relatore a convegni, particolari attività professionali svolte durante l’anno, la supervisione di cui beneficio già. Se mi avanzeranno da fare altri crediti formativi, frequenterò gli eventi organizzati dall’ordine gratuitamente. Infine, se dovesse servirmi ancora qualcosa, di certo eviterò tutte le offerte che odorano di speculativo: i consumatori possono scegliere, per fortuna.
[…] Per quanto riguarda la formazione, il CNOP sta discutendo le modalità di erogazione e adempimento dell’obbligo e come volevasi immaginare ha ben pensato di ipotizzare alcune proposte di esonero ad hoc: per chi? Cari colleghi potete ben immaginarlo: esonero totale per professionisti con più di 40 anni di pratica; DOCENTI E RICERCATORI UNIVERSITARI SARANNO ESONERATI FATTA ECCEZIONE PER I CREDITI RIGUARDANTI DEONTOLOGIA, AGGIORNAMENTO GIURIDICO E PREVIDENZIALE; ESONERO PER CONCOMITANTE ATTIVITÁ DI TUTOR DI TIROCINANTI FINO AD UN MASSIMO DEL 50% DEL DEBITO. (ringraziamo il collega Federico Zanon per le preziose informazioni http://www.federicozanon.eu/formazione-obbligatoria-cosa-cambia-per-gli-psicologi/) […]
cominciassero a formare bene le scuole di specializzazione….
Non si è sentito nulla di quanto doveva succedere entro il 7 agosto 2013 riguardo alla formazione obbligatoria. O sbaglio? Nessuno ne sa niente?
[…] che il Consiglio Nazionale ha presentato sulla formazione continua (Federico Zanon la spiegava QUI) e ancora niente si sa. Ergo: per la formazione continua ogni sanzione è rimandata all’anno […]
[…] dico questo? perché il regolamento proposto per gli psicologi (NE HO PARLATO IN DETTAGLIO QUI) recepisce tutte quelle attività che già svolgiamo – supervisioni, studio individuale, […]
Buongiorno!! leggo e trovo molto interessante questo articolo.
Io sono una psicologa del lavoro, iscritta all’ordine del veneto dal 2007, ma esercito come psicologa del lavoro solo da febbraio 2013 con partita iva. le mie perplessita’ sono due:
1.l’albo mi ha sempre detto che i crediti erano d’interesse solo xchi svolgeva professioni sanitarie e, quindi non per me, che lavoro in azienda, ma recentemente un altro rappresentante dell’ordine mi ha detto ch el’iscrizione all’albo prevede l’accumulo dei crediti, anche se non esercitavo nemmeno la professione!!
2.ora mi occupero’ anche di counseling e, quindi, di incontri privati per chi ha problemi sul lavoro, ma non di psicoterapia.
devo accumulare crediti? non svolgo una professione sanitaria!! grazie!!
La formazione è stata resa obbligatoria per tutti i professionisti, sanitari e non: anche architetti, ingegneri, avvocati hanno l’obbligo.
Le professioni, o meglio i professionisti che esercitano attività sanitaria nell’ambito del servizio pubblico hanno l’obbligo di crediti ECM, che non sono la stessa cosa dei Crediti Formativi per Psicologi.
Comunque, fino a che non sarà approvato il regolamento per gli psicologi, come ho scritto nell’articolo la situazione è ferma, come confermato dalla comunicazione del presidente nazionale Palma.
Ovviamente, la formazione resta un dovere deontologico anche da prima dell’obbligo.
Ciao,
avete letto?
http://ape.agenas.it/comunicati/comunicati.aspx?ID=47
cosa ne dite?
Per alida vismara: fornisca ubicazione, via, numero di telefono, partita iva dell’associazione che rappresenti.
fornisca luogo, data e ora di quando le associazioni lgbt, avrebbero impedito a lei e agli ex gay, di non andare in tv a parlare del loro cambiamento. gli ex gay rilascino intervista da pelo e contropelo. fornisca nomi delle associazioni lgbt che avrebbero impedito di andare in tv, i nomi dei rappresentanti, i nomi delle tv che avrebbero dovuto ospitarle.
[…] CNOP, come previsto dal DPR 7 agosto 2012 , n. 137, articolo 7 – “Regolamento recante riforma degli ordinamenti professionali in attuazione […]