Sul limite di tre mandati [che non ferma i truffatori]
Ogni tanto ritorna, questo tema: per quante volte un amministratore o un consigliere dovrebbero poter essere rieleggibili consecutivamente al governo di un ente?
NON C’E’ ALTRO A CUI PENSARE? Devo premettere che su questo tema il mio è un approccio molto laico e disincantato: preferisco un buon amministratore che resti in carica per tutti i suoi tre mandati, che due cattivi amministratori che si alternano a sfasciare a martellate un ente. Inoltre, credo che il metodo di scelta di amministratori e rappresentanti, la libera elezione democratica sia già un dispositivo di controllo per amministratori incapaci o ebbri di potere. Ma capisco la posizione di chi vuole salvaguardare il ricambio ai vertici, anche a costo di limitare la libertà degli elettori: a giudicare dal modo in cui certe elezioni sono state gestite, c’è pure il rischio che gli amministratori vengano rieletti attraverso l’esercizio improprio del potere dovuto alla propria carica, e poi si possono fare brogli, per cui un meccanismo di limitazione ulteriore può aver senso.
IL LIMITE DI MANDATO NEI COMUNI. Nei Comuni italiani, spesso piccolissimi, ci si dibatte sempre fra il problema di chi resta sindaco a vita, a rischio di personalizzare troppo il suo ruolo pubblico, il problema di trovare validi sostituti.Pare la spassosa allegoria di un racconto di Richard Matheson in cui un giornalista che resta in panne con l’auto in uno sperduto villaggio del Maine e finisce in prigione, da dove non uscirà più: lo sceriffo è allo stesso tempo anche giudice e sindaco, perché ci sono solo 22 abitanti e gli altri 21 sono troppo anziani per portare la pistola.
COOPERATIVE SENZA LIMITI DI MANDATI. Nelle cooperative, anche molto grandi, c’era un limite di tre mandati per gli amministratori sancito dal famoso ‘comma 3’, dell’articolo 2542 Codice Civile, soppresso nel 2004. Famoso, questo ‘comma 3’, perché era diventato più d’impaccio che di reale utilità: si era arrivati al paradosso di mettere a rischio la continuità gestionale perché dopo tre mandati gli amministratori, che magari erano fondatori storici della cooperativa, erano pure gli unici in grado di amministrarla senza rischi nell’interesse dei soci.
I LIMITI DI MANDATO NEL MONDO DELLA PREVIDENZA. Esiste storicamente un limite al numero dei mandati, che è di tre consecutivi. Dopo tre mandati consecutivi (di 3-4 anni ciascuno) nello stesso ruolo, non ci si può più ripresentare agli elettori, anche se loro volessero votarti per acclamazione. Basta una breve ricognizione negli statuti dei fondi pensione e delle casse di previdenza italiane per rendersi conto che i tre mandati per gli amministratori sono la regola. Perché?
L’ORACOLO COVIP. La COVIP è l’ente di vigilanza per gli enti previdenziali. Si occupa di dettagliare la regolamentazione comune di settore. Nel 2006, con l’approvazione delle bozze di Statuto (QUI) sia per i fondi pensione negoziali che per quelli aperti, la COVIP ha esplicitamente indicato in tre mandati consecutivi il limite per gli amministratori, ma non ha posto alcun limite per le assemblee e i delegati, che non amministrano ma rappresentano gli interessi degli iscritti.
RIDABISCE IL CONCETTO. Sul tema la COVIP è ritornata pure nel 2012, quando rispose ad un interpello sulle modalità di computo per i tre mandati. Si era nel bel mezzo della bufera politica sulla riduzione a due mandati di qualunque incarico prima fosse a tre. Dal sindaco all’assessore, dal parlamentare all’amministratore di società pubbliche, dal verduraio al dentista, l’ordalia contro chiunque fosse in odore di ‘privilegio e potere’ stava percorrendo l’Italia, mietendo vittime senza troppo riflettere. La COVIP avrebbe ben potuto prendere una posizione comoda, populista, e invece mantenne il principio dei tre mandati. Molto più delle mie, sono illuminanti le considerazioni presenti in questo articolo apparso allora su Previdenzacomplementare:
(…) di recente, è stata portata all’attenzione della Commissione la questione relativa al computo, ai fini della rieleggibilità, dei mandati svolti che non arrivano ai tre anni, e se questi mandati “parziali” concorrono al raggiungimento del numero massimo esercitabile. Sulla scia di quanto succede in altri campi in merito alla cosiddetta “rottamazione”, ci si aspettava che la Covip cogliesse la palla al balzo e riducesse i mandati esercitabili da tre a due. Così non è stato, la Covip si è limitata a precisare con un Documento approvato il 18 ottobre 2012, che devono essere considerati gli incarichi ricoperti per un periodo pari ad almeno 12 mesi, fermo restando la facoltà delle singole forme pensionistiche di stabilire che il mandato assolto anche per una parte minima della durata statutariamente prevista equivalga a quello svolto per intero. Per i componenti del collegio sindacale la durata del singolo mandato era stata fissata in tre anni, mentre si è lasciata all’autonomia delle forme pensionistiche l’individuazione del numero massimo dei mandati consecutivi esercitabili, fermo restando che essi devono assicurare un effettivo ricambio nel collegio.
“Evidentemente e saggiamente la Covip non si è lasciata trascinare dalla furia distruttiva che agita altri settori ed hanno prevalso altre considerazioni, come quella di non disperdere le professionalità acquisite che sono notevoli, complicate e delicate.”
Infatti la conduzione di un fondo pensione negoziale richiede una profonda conoscenza di tutti i meccanismi di gestione, specie nella cosiddetta “funzione finanza” che oggi è la più delicata riguardo alla tutela ed ai rendimenti del risparmio previdenziale. Analoga considerazione vale per i componenti dei collegi dei sindaci la cui capacità controllare ma anche quella di leggere oltre le carte si acquisisce solo sul campo.
LANCIO DI DADI? Noi oggi abbiamo alcuni consiglieri di Indirizzo di un piccolo ente di previdenza, l’ENPAP, che per ragioni che non si danno la pena di chiarire vorrebbero che i mandati fossero ridotti a due.
Ora, per una forma di educazione verso l’interlocutore e verso gli iscritti all’ENPAP, quando io faccio una proposta di qualunque tipo sono abituato ad argomentarla, a soppesarne pro e contro e a dar conto del contesto. Questi colleghi sembrano invece sentirsi esentati dal dovere di sostenere chiaramente i propri argomenti, per cui è difficile pure ragionarci sopra.
ROMA LADRONA. Questa mirabolante idea di abbassare il numero di mandati sicuramente parla ai cuori degli italiani stanchi delle solite-facce-tutti-uguali-ladri-delinquenti-mangiasoldi, ma non tiene conto che ‘dare il giro’ in alcuni campi va fatto con prudenza.
Soprattutto, però, non tiene conto che nelle istituzioni politiche non è mai una buona idea limitare meccanicamente la volontà degli elettori, che va rispettata come il decisore supremo. Semmai, ne andrebbe agevolata l’espressione attraverso la semplificazione delle procedure elettorali e la più ampia partecipazione possibile, sia di candidati che di elettori.