Cumulo per professionisti: situazione a Giugno 2017

Cumulo per professionisti: situazione a Giugno 2017

La novità è che non c’è nessuna vera novità. Non posso che riassumere così la situazione del cumulo per chi ha versato sia in INPS che in una delle casse di previdenza dei professionisti regolamentate dalla L. 509/94 o dal D.Lgs. 103/96.

Il cumulo è la possibilità di vedersi liquidata dall’INPS in una pensione, tutti i periodi contributivi accumulati in enti diversi, ereditando le regole di calcolo originarie di ciascun periodo. Ed è questa la vera novità, che differenzia il cumulo dalla totalizzazione, nella quale la riunificazione dei periodi comporta il ricalcolo di tutti i periodi con metodo contributivo, più svantaggioso. Il cumulo è nato con la Legge di Stabilità 2017 (art 1, comma 195 Legge 232/2016) e ne ho già parlato in QUESTO ARTICOLO.

Molti iscritti agli enti di previdenza dei professionisti hanno già presentato una domanda informale di cumulo, per bloccare i termini. In alcuni casi la questione critica risiede anche nel dover ritirare le domande di totalizzazione già presentate, facoltà prevista dalla Legge

Ma l’applicazione effettiva della Legge è ancora a metà del guado. Il motivo risiede in una questione tanto semplice quanto rappresentativa della regolamentazione della previdenza in Italia: non c’è chiarezza su chi dovrebbe garantire la copertura finanziaria degli effetti del cumulo.

Perché il cumulo è operazione costosa: migliaia di periodi di contribuzione che fino al 31 dicembre 2016 avrebbero dovuto trasformarsi in pensioni calcolate con metodo contributivo – quindi in base ai soli contributi versati – dal 1 Gennaio 2017 potranno invece dare luogo a pensioni calcolate con metodo retributivo, che sono di importo più elevato e spesso prescindono dalla reale copertura garantita dai contributi versati.

In sostanza, viene garantito un vantaggio per i pensionati che però deve essere coperto con fondi che non provengono dai contributi versati dai pensionati stessi. E quindi vanno reperiti da qualche parte. Presumibilmente – come sempre avviene in questi casi – con trasferimenti da parte dello Stato.

ENPAP non avrebbe particolari problemi: la nostra cassa di previdenza nasce con metodo contributivo e se un nostro iscritto beneficia del cumulo, ENPAP riverserebbe allIPNS la medesima cifra che verrebbe erogata con una normale pensione di vecchiaia.

Il problema è per gli enti di previdenza di prima generazione, che nella loro storia hanno applicato per molti anni il metodo retributivo e sono poi passati al metodo contributivo. Per questi enti di previdenza l’effetto del cumulo è quello di dover ricalcolare gli importi pensionistici delle procedure di cumulo con un enorme aggravio di spesa. Un aggravio sostanzialmente insostenibile, specie perché – in pieno accordo con lo Stato – i bilanci e gli accantonamenti sono stati basati finora sul più economico metodo contributivo.

Dunque, sebbene il cumulo impatti solo su una parte degli enti di previdenza, questo rappresenta un ostacolo sostanziale per tutti.

Al momento attuale – Giugno 2017 – esiste già una bozza avanzata di circolare applicativa per chi ha versamenti sia all’INPS che in una delle casse di previdenza dei professionisti. Questa circolare rispetta (ovviamente) tutti i dettami della Legge di stabilità 2017.

Non c’è dubbio che alla fine si arriverà ad applicare il cumulo, e che i cittadini che hanno presentato domanda informale ai propri enti di previdenza in attesa di una definizione, avranno quanto dovuto. Ma in questo momento nessuno sportello di nessun ente di previdenza – compreso INPS – può dare risposte certe, perché non c’è ancora un accordo a monte su come applicare la norma. Non esistono quindi risposte più o meno attendibili, perché ancora non c’è una soluzione.

Il principio di recuperare carriere previdenziali frammentate è del resto essenziale. Un atto di civiltà verso cittadini che hanno la sola colpa di aver lavorato in posti e ruoli diversi.

Il problema resta però il metodo. Che è purtroppo ricorrente in Italia in materia pensionistica: vengono introdotte norme per rappezzare vecchi problemi, creandone dei nuovi. Spesso senza un adeguato confronto preventivo con gli enti di previdenza; in questo caso, senza tenere conto delle coperture economiche necessarie.

Per noi, che amministriamo enti di previdenza e siamo quotidianamente esposti a gestire questo genere di complicanze, resta l’amarezza di non poter offrire ai nostri colleghi risposte certe in tempi adeguati.