7 problemi aperti per le casse dei professionisti
Un breve memorandum delle questioni di cui occuparsi nei mesi a venire: dalla sostenibilità a 50 anni alla riduzione riduzione del reddito dei professionisti, dalle pensioni basse all’assenza di ammortizzatori sociali, fino agli scandali. Avrò certamente dimenticato qualcosa, vi invito a scrivermi per completare l’elenco.
1. SOSTENIBILITA’ A 50 ANNI: lo richiede il governo, ed è il pallino del ministro Fornero. Le casse dovranno stare in piedi con i bilanci, garantendo l’erogazione delle pensioni e dell’assistenza con le sole entrate degli iscritti, e tutto questo su una proiezione di 50 anni. Il tutto usando solo una parte del patrimonio accumulato, e solo se serve davvero.
2. RIDUZIONE DEL REDDITO: la crisi economica ha duramente colpito il comparto delle professioni. Molti non riescono a versare contributi, altri li versano in modo inadeguato per costituire un capitale sufficiente da far fruttare per la pensione. Il problema non riguarda la singola cassa, ma il sistema-professioni nel paese che oggi si scopre non essere quella “casta” di cui si è favoleggiato finora: l’Adepp ne sta parlando come di un problema di piena attualità.
3. ADEGUATEZZA DELLE PENSIONI: con il sistema contributivo che caratterizza molte casse, tanto verso e tanto riceverò come pensione sotto forma di rendita: se ho versato poco, riceverò poco. E la pensione non sarà proporzionale agli ultimi redditi percepiti come accadeva con il metodo retributivo. Oggi, il calcolo della rendita avviene moltiplicando il denaro accumulato negli anni di lavoro, per un coefficiente che dovrebbe dipende dall’aspettativa di vita. Il risultato è un rapporto fra la pensione e gli ultimi redditi intorno al 30%, forse anche meno: se guadagnavo 1000 Euro, andando in pensione ne percepirò 300. Questo è particolarmente vero per le casse istituite con il decreto 103/96, fra cui Psicologi, Biologi, Infermieri, etc., per le quali la scommessa è trovare un modo per arrivare almeno al 50% della copertura dell’ultimo reddito.
4. AUMENTO DEI CONTRIBUTI: uno dei metodi più immediati per avere più denaro da mettere sul conto dei singoli iscritti, alzando così le future pensioni, è l’aumento dei contributi. Molte casse l’hanno già dovuto fare. Ma si tratta di una scelta molto impopolare che nessun elettorato vorrebbe, e tutti i governi delle casse sono eletti dagli iscritti.
5. AMMORTIZZATORI SOCIALI: Sono pochissime le casse che garantiscono ammortizzatori sociali reali e sostanziali in caso di eventi come riduzione del reddito, un infortunio o una malattia. Si tratta di casse delegate dallo stato come gestioni sostitutive (come una parte dell’INPGI) o perché gli iscritti possono contare su redditi elevatissimi in virtù di particolari condizioni di mercato protetto (come i Notai). Per gli altri, ci si affida alle assicurazioni private, che però cercano di ridurre gli indennizzi erogati non pagando per alcuni eventi, oppure ad iniziative più o meno estemporanee di assistenza, sempre con bando e mai dedicate alla generalità delle situazioni.
6. GESTIONE FINANZIARIA E IMMOBILIARE: Quale che sia l’obiettivo di una cassa in termini previdenziali, c’è un solo modo per raggiungerlo: i rendimenti finanziari e immobiliari. Gli investimenti sono uno strumento che deve permettere si salvaguardare il patrimonio e di rivalutarlo per una percentuale (attualmente molto bassa, dell’1,6% lordo) indicata dallo stato. Ma non tutte le casse passano dalla stessa strada: esistono casse con una lunga tradizione e un apparato gestionale efficiente e virtuoso, in cui ogni fase del processo decisionale è chiara e tracciata, e casse molto più caserecce, che prendono decisioni senza adeguato confronto interno e in caso di problemi non riescono a ricostruire i processi che hanno portato alla decisione. Le casse più giovani, più piccole, che tendono a far da sé, con pochi legami esterni e scarsa tradizione sono esposte ad un altissimo rischio gestionale. Su queste piccole casse si concentra il rischio di errori, quando non di essere tentanti dal perseguire vantaggi personali attraverso il potere.
7. GLI SCANDALI: questo è il tallone d’Achille di alcune casse, con il rischio di una caduta di reputazione dell’intero sistema. Solo nell’ultimo anno, due grandi scandali hanno colpito l’ENPAM e l’ENPAP, sempre per questioni legate a compravendita di immobili a prezzi che destano perplessità: c’è il sospetto che le casse abbiano pagato più del dovuto o guadagnato meno del dovuto. Nel caso dell’ENPAM, il presunto diretto coinvolgimento dell’ex-presidente Parodi nell’acquisto di prodotti finanziari ad alto rischio e non adeguati agli obiettivi della cassa ha portato ad indagini per truffa e alle dimissioni. Nel caso dell’ENPAP la prima raccolta di informazioni attualmente in corso potrebbe portare novità a breve. Non che l’INPS sia candido, in proposito: le polemiche sulle decine di poltrone occupate dal presidente Mastrapasqua, alcune anche in apparente conflitto di interesse, e le varie questioni sociali malamente affrontate come quella degli esodati non hanno certo giovato alla fiducia degli italiani.
Trovo particolarmente indovinato l’articolo, ma porrei l’accento sul punto 6 e in particolare sulla deregulation che vige nelle casse dei professionisti, che possono investire come e quanto vogliono in barba ad ogni minimo principio di diversificazione per emittente, settore, gestore.
Questo è il vero problema aperto, che i fondi pensione privati hanno in parte risolto con progressive limitazioni e autolimitazioni sugli investimenti. Non dico che sia tutto rose e fiori, ma tra nessuna regola e regole ancora insufficienti, io scelgo la seconda.
Salve volevo indicare il mio caso: ho esercitato la professione di rag commercialista dal 1976 al 2001. Ho chiuso l’attività dopo 25 anni di contribuzione e con la legge vigente nel 2001 sarei andata in pensione a 70 anni con una pensione calcolata con il metodo retributivo che ammontava a € 1.000,00 mensili. in questi giorni dopo un colloquio con un funzionario della cassa nazionale ho scoperto che in seguito alla nuova legge Fornero potro’ andare in pensione a 62 anni, ma con un importo di € 100,00 mensili. Mi sento presa in giro e chiedo se qualcuno mi puo’ indicare cosa fare e a chi rivolgermi per poter avvalermi dei miei diritti acquisiti precedentemente. Per ora grazie
Mi è stato riferito che commercialisti nella sua condizione hanno mosso causa alla cassa. Le consiglierei di informarsi fra i colleghi perché pare che questa situazione non sia affatto rara.