Accorpamento degli Enti di Previdenza: di nuovo?

Accorpamento degli Enti di Previdenza: di nuovo?

L’argomento di accorpare le casse di previdenza torna alla ribalta per l’ennesima volta. Ma sarebbe davvero utile?

ETERNI RITORNI. Sento dire che si dovrebbero accorpare gli Enti di Previdenza dei professionisti da sempre. Finora l’unico accorpamento che ho visto davvero è stato quello di INPDAP ed ENPALS, confluiti nell’INPS per ridurre i costi. L’esperimento non pare riuscito: due anni dopo il mega-INPS avrebbe perso 26 miliardi il patrimonio netto, complici i 10 miliardi di debito portati dall’INPDAP. (Fonte: MORNINGSTAR).

TROPPE IDEE DI ACCORPAMENTO. A fare un rapido giro sulle varie idee in campo, sembra che ad essere troppi non siano gli enti di previdenza, ma le idee della politica su come accorparli.

C’è chi li vuole tutti insieme in un solo grande INPS. Con quali direttrici non si sa, dato l’INPS è un pout-pourri di gestioni, regole e metodi di calcolo e contribuzione.

C’è chi dice che andrebbero accorpati gli enti del 103/96, che sarebbero troppo piccoli e antieconomici. Ma intanto questi stanno gestendo con efficienza la previdenza di qualche centomila cittadini italiani senza nulla chiedere allo Stato.

C’è chi vorrebbe accorpare gli enti per analogia di professione: tecnici con tecnici, sanitari con sanitari. L’ipotesi è suggestiva ma non è detto che sia fondata a livello tecnico, dato che l’analogia per settore professionale non significa similarità di bisogni previdenziali: gli psicologi potrebbero somigliare più agli architetti che ai medici, in termini di redditi e demografia.

C’è chi si chiede se sia ‘normale’ avere 21 enti di previdenza. Io non so se sia normale, ma so che nascono da necessità storica: i professionisti hanno pensato alla previdenza quando lo Stato Italiano non lo faceva. L’INPGI nasce nel 1870, nella sua prima forma. Cassa Forense nel 1934, ma forme autorganizzate di mutualità c’erano pure prima. INARCASSA nel 1958 ma ingegneri e architetti ne parlavano fin dal 1940. I primi timidi tentativi di creare una previdenza generale per i lavoratori italiani sono di inizio ‘900; ci sono voluti anni per estenderlo a tutti e decenni di legislature e governi ben poco previdenti per creare l’attuale situazione di squilibrio dell’INPS.

QUANTI ENTI PREVIDENZIALI IN EUROPA? Perché pure questo va considerato: siamo proprio gli unici ad avere tanti Enti di Previdenza? pare di no. Qualche dato:

  • In Italia l’INPS gestisce il 90% delle pensioni, malattia, disoccupazione e altre forme di previdenza dei lavoratori, e poi ci sono più di una ventina di enti di previdenza di categoria, per i liberi professionisti. E l’INAIL per gli infortuni.
  • In Austria ad esempio ci sono 22 enti di previdenza territoriali e gestioni diverse per categoria, e quanto a numero di enti previdenziali stanno messi peggio di noi (Fonte: Commissione Europea).
  • In Germania gli enti obbligatori sono ancora di più: ci sono 4 tipologie di enti previdenziali per la pensione di anzianità, 145 enti che gestiscono l’assicurazione per la malattia, oltre a quelli per infortuni e per disoccupazione. Tutti con autonomia gestionale (Fonte: Commissione Europea)
  • In Francia esistono una decina fra Casse mutue ed Enti che gestiscono la previdenza generale, e vari istituti locali. (Fonte: Commissione Europea)
  • In Spagna esistono enti diversi per la racconta dei contributi, la gestione delle pensioni e l’assistenza sanitaria, con diversi Enti autonomi (fonte: Commissione Europea).

Si potrebbe proseguire. Ma è chiaro che la pluralità di Enti di Previdenza non è una stranezza, in molti paesi UE è la norma. Semmai è strana l’Italia, con il suo mega-INPS.

ACCORPAMENTO SELVAGGIO. Pare più semplice dirlo che farlo, questo accorpamento. E non si sa quale utilità concreta avrebbe un accorpamento imposto dall’alto, dato che nel frattempo gli Enti dei liberi professionisti già collaborano e lavorano in economia di scala in modo quotidiano, con iniziative più o meno formalizzate.

TRAVE E PAGLIUZZA. L’INPS è uno dei più grandi enti previdenziali europei. Non abbiamo problemi di dimensionamento, noi italiani. Semmai i problemi sono altri, in un Ente così grande. Ne dico 4, i primi che mi vengono in mente: (1) è commissariato da anni (2) è governato da un organo monocratico e non da un Consiglio di Amministrazione come sarebbe normale (3) è unico ma contiene una molteplicità di gestioni – commercianti, artigiani, liberi professionisti senza cassa, dipendenti pubblici, lavoratori domestici, spettacolo, operai e compagnia cantante – rette ciascuna da un proprio sistema di norme in cui è avventuroso districarsi (4) soprattutto, non si regge economicamente: mentre le 21 casse dei liberi professionisti se la cavano in completa autonomia facendo stringere la cinghia ai propri iscritti, all’INPS si brucia qualcosa come 112 miliardi di trasferimenti dalla fiscalità generale.

CASSE PROFESSIONISTI IN ATTIVO. E L’INPS? So che le opinioni sono divergenti, sulla situazione economica dell’INPS. Mi pare però acclarato che mentre le 21 casse dei liberi professionisti non chiedono nulla ai cittadini e si gestiscono con i soli contributi dei propri iscritti, l’INPS chiede allo Stato 112 miliardi (2013) perché con i soli contributi degli iscritti non riesce a pagare le pensioni. (Fonte: MORNINGSTAR)

SUPEREROI DELLA PREVIDENZA? Non che siamo degli eroi, noi liberi professionisti. Anzi. Il sistema non è certamente perfetto e va incontro a periodici scandali immobiliari e finanziari. Avviene anche in politica, e con frequenza ben maggiore, eppure a nessuno viene mai in mente di ovviare ‘accorpando’ parlamentari, enti locali, commissioni, ministeri e via discorrendo in un unico grande ‘Ente Politico’ per gestirlo meglio e fare economia di scala.

Ma quel che mi preme dire è che il mondo degli Enti di Previdenza dei professionisti è in rapidissima evoluzione, e si sta ovviando ai problemi con nuove regole e meccanismi di gestione che renderanno sempre più difficile fare affaracci. Tutto questo sta avvenendo prima di tutto per volontà degli Enti, senza aspettare le indicazioni dello Stato.

PRENDO AD ESEMPIO L’ENPAP, che è l’Ente degli Psicologi di cui sono attualmente Vicepresidente. Dal Maggio 2013 ad oggi, dopo lo scandalo di Via della Stamperia e un completo ricambio del Consiglio di Amministrazione, abbiamo fra l’altro:

  • Creato da zero un regolamento per la gestione degli investimenti (APPROFONDISCI).
  • Fatto trasparenza con la pubblicazione di delibere, bilanci, compensi e informazioni accessibili con un click dalla Home Page del sito www.enpap.it
  • Adeguato il sistema degli acquisti al Codice degli Appalti
  • Revisionato i regolamenti interni di funzionamento del Consiglio di Amministrazione
  • Razionalizzato le spese, versando il risparmio conseguito allo Stato attraverso la Spendig Review.
  • Rivisto il sistema di welfare per ampliarlo senza sprecare denaro.
  • Avviato la costruzione del primo Social Impact Bond italiano per usare il patrimonio in favore degli psicologi e dell’Italia (APPROFONDISCI).
  • Siamo in procinto di rivedere i meccanismi di rivalutazione dei contributi per aumentare le pensioni.

Il tutto, con 6 livelli di controllo esterno a cui sottostare: Collegio Sindacale, Società di Revisione, due Ministeri Vigilanti, COVIP, Commissione Bicamerale e Corte dei Conti.

POLITICA IMPREVIDENTE. Le pensioni dei liberi professionisti italiani sono a rischio per una serie di situazioni che attengono strettamente ai decisori politici, non alle casse: il vincolo del rendimento al PIL, e la tassazione al 26% con gli sconti-burla non li hanno inventati i professionisti, ma i governanti che si sono succeduti alla gestione di una previdenza senza averne un’idea chiara. Senza avere un respiro ampio, di lungo termine. Senza avere come primo obiettivo le pensioni e il welfare.

Su questo, attendiamo ancora risposte. E l’accorpamento è una non-risposta.