Fondo Atlante II: la saga continua.

Il tormentone dell’estate 2016, per chi si occupa di previdenza, è Atlante 2. Per me è un’emozione indescrivibile scrivere di questi argomenti dal profondo Salento, con una connessione 4k: niente link, niente immagini, niente orpelli. Tutto testo come una volta.

I CREDITI DETERIORATI. Per chi non se ne fosse accorto, in Italia non brilliamo certo per organizzazione nella gestione dei crediti che i debitori non sono in grado di pagare alle banche. Si chiamano NPL, Non Performing Loans.

Ora, molte banche italiane di piccole, medie e grandi dimensioni sono coinvolte in questo problema, sulla cui origine potremmo scrivere trattati di sociologia. Per intanto, basti sapere che questi crediti deteriorati sono in circolo nel sangue del sistema bancario italiano e lo intossicano.

Di solito, in questi casi si drena il sangue con operazioni di impacchettamento di questi crediti, che vengono poi gestiti tutti insieme in gigantesche operazioni di recupero crediti che hanno una maggiore probabilità di successo (almeno in teoria) rispetto ad molte azioni svolte dai singoli istituti bancari.

Esiste un vero e proprio mercato dei crediti deteriorati, che vengono prezzati e venduti proprio come formaggi prossimi alla scadenza. Chi li acquista, scommette che il prezzo a cui li paga è minore della cifra che recupererà.

Ecco, tutta questa premessa per dire che Atlante 2 è un fondo di investimento che serve per drenare dal sangue del tessuto bancario italiano i crediti deteriorati, metterli in ordine, impedirgli di nuocere, e per quanto possibile metterli a rendita vendendoli ad investitori interessati.

I COLPEVOLI. La colpa della presenza di crediti deteriorati è sicuramente delle banche, dei governi, del vaticano, dell’ISIS, delle scie chimiche e forse pure dei tanti debitori (fra cui imprese e cittadini) che quei crediti in sofferenza li hanno generati.

Diciamo pure che i crediti deteriorati sono una componente fisiologica del sistema del prestito: se presto denaro per mestiere, so che una parte di debitori non pagherà.

Ecco, trovati i colpevoli siamo tutti più tranquilli. Ora resta solo da risolvere il problema.

UN PROBLEMA PER TUTTI. A scanso di equivoci: non è che se alcune banche stanno imbottite di crediti deteriorati, sono fatti loro. Non possiamo dire ‘vabbè, ragazzi: io ho dato, per oggi me ne vado a casa’. Perché il problema dei crediti deteriorati investe direttamente l’equilibrio del sistema economico italiano.

Nella famosa storiella, il villaggio infestato dalle vespe – ghiotte d’uva – finisce per essere abbandonato perché vanno in crisi i vignaioli, e a cascata le osterie, e quindi l’oste che faceva credito a tutti e quindi pure i contadini, che non possono acquistare sementi, e il mugnaio che non ha nulla da macinare e via dicendo.

Per questo c’è l’iniziativa del governo, attraverso fondo Atlante 1 e 2. Per questo le banche si stanno muovendo per investire in questi fondi: perché a volte non c’è scelta, occorre turarsi il naso e rimediare ai danni prodotti da altri, per evitare che trascinino tutti in guai ancora peggiori.

ATLANTE 2 E LE CASSE DI PREVIDENZA. In questi giorni impazza sui giornali il commentario all’operazione Atlante 2 in cui alle casse di previdenza dei professionisti è stato chiesto di contribuire con una cifra totale di 500 milioni di euro. Per il comparto, la cifra è minimale. Quindi non se ne fa una questione di quantità, ma di opportunità dell’investimento.

Adepp, l’associazione degli Enti di Previdenza, ha espresso disponibilità a valutare l’investimento.

ALCUNE ARGOMENTAZIONI GENIALI. E’ chiaro che l’investimento in sé non ha profili di convenienza tali da essere l’unica ragione per cui investire una parte dei risparmi pensionistici dei professionisti italiani. Se ti compri crediti deteriorati, è fisiologico che stai incorporando un rischio: lo capisce anche l’italiano su due che quanto ad educazione finanziaria si colloca fra il Trota e uno scarpone da montagna. Quell’italiano però capisce meno che si tratta del genere di rischio da cui non puoi scampartene facendo quello furbo, che marca visita e la guardia se la monta un altro. Perché sono numeri che ti riescono una volta sola.

Ed è altrettanto chiaro che la contropartita deve essere ulteriore, con vantaggi di più ampio riscontro sui temi da sempre caldi. Quali? qui c’è l’imbarazzo della scelta. (1) la questione della tassazione delle rendite dei risparmi come fossero investimenti speculativi, quando invece sono pensioni. Quindi giù le tasse. (2) la questione dell’autonomia delle casse, che sono pubbliche amministrazioni in certi casi ed enti privati in altri. Quindi definitivo passaggio alla natura privata. (3) la questione ricorrente delle ipotesi di accorpamento di cui pure io ho più volte scritto. E via discorrendo, potrei scrivere per ore.

TO BE CONTINUED. Ma siamo ancora in fase di valutazione preliminare. Documenti provvisori. Promesse e ipotesi su carta. Attualmente nessuno è nelle condizioni di dire se la contropartita per le casse sia conveniente, ma credo che nessuno farà nulla se non ci sarà convenienza. L’aiuto al paese va bene come frase da mettere nei cioccolatini, ma poi la discussione deve intavolarsi seriamente. Il che non significa firmare contratti come se stessi comprando delle pentole, perché non si tratta di una trattativa alla pari: per chi ha la memoria corta, rinfresco QUI con casi di scuola.

DICE: ‘si ma noi non siamo mica in Polonia’. Certo. Ma non siamo neanche in un paese normale.

Insomma, to be continued. Spero da una connessione più veloce.