Bersani e la casta delle Professioni
C’è voluta una crisi economica mondiale. E poi una crisi politica italiana. E un difficile incarico di formazione del governo, con la necessità di appoggio da tutte le parti sociali. Alla fine ce l’ha fatta: Pierluigi Bersani è tornato sul pianeta Terra, fra i professionisti italiani.
Ha fatto ammenda dei suoi peccati e delle sue semplificazioni. Ha finalmente riconosciuto che i professionisti in Italia hanno un ruolo importante, sono un aiuto per il paese. Non l’ha detto esplicitamente, ma forse in cuore suo, in un remoto angolino del suo cuore, oggi ritiene anche che non siano una casta.
Ma una rondine non fa primavera, e quindi restiamo a vedere. Intanto, i dati di calo del volume d’affari dei professionisti continuano ad essere allarmanti.
Questa la notizia originale, DA ITALIA OGGI :
Bersani per le professioni
Il precedente. «La proposta di Bersani va nella giusta direzione: semplificazione e sburocratizzazione sono delle priorità che il prossimo governo dovrà necessariamente affrontare per far ripartire l’economia» ha dichiarato Stella a margine dell’incontro. Anche se il nuovo impegno di Bersani stride con i precedenti interventi adottati in qualità di ministro dello sviluppo economico (Governo Prodi) qualche anno fa con le prime liberalizzazioni delle professioni.
Con la legge n. 248/2006, infatti, furono abrogati l’inderogabilità delle tariffe fisse o minime e il divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento degli obiettivi perseguiti; il divieto, anche parziale, di svolgere pubblicità informativa circa il prezzo e i costi complessivi delle prestazioni; il divieto di fornire all’utenza servizi di tipo interdisciplinare da parte di società di persone o associazioni tra professionisti. Interventi che scatenarono una protesta da parte degli ordini in grado di portare in piazza (a Roma) circa 30 mila professionisti in segno di protesta contro lo stesso Bersani.
Lo scenario. Dal canto suo Stella ha dichiarato disponibilità al presidente del consiglio incaricato. «Noi professionisti siamo pronti a mettere a disposizione del futuro governo le nostre competenze, che nascono dal rapporto diretto con le imprese e i cittadini nei confronti dello Stato e della pubblica amministrazione». Nel corso delle consultazioni alla camera, Bersani ha ribadito davanti al presidente di Confprofessioni la volontà di formare un governo che possa procedure su un doppio binario: da una parte un governo di minoranza Pd, dall’altra l’istituzione di un tavolo di riforme istituzionali, che coinvolga tutte le forze politiche per raggiungere la «coesione nazionale» invocata dal presidente della Repubblica.
«Il Paese ha bisogno di un governo» ha sottolineato il presidente Stella «non possiamo più concederci il lusso di aspettare. I tatticismi della politica devono lasciare spazio all’economia reale e ai bisogni dei cittadini. Ogni giorno è un bollettino di guerra: le aziende chiudono, i consumi si riducono, la disoccupazione aumenta. Bisogna intervenire subito per ridurre la spesa pubblica, introdurre sgravi fiscali a sostegno dei giovani e dell’occupazione e semplificare il rapporto tra Stato e cittadini» ha concluso Stella. «Su questi temi i liberi professionisti possono fare e dare molto per sostenere la crescita e lo sviluppo del Paese».
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Bersani può dire quello che vuole, ma il danno è fatto. Ho lavorato tanti anni nel pubblico, come psicologa consulente servzi sociali, area minori, e, insieme a tante colleghe, ha perso il lavoro per la concorrenza messa in atto delle Cooperative che, grazie al decreto bersani e alle conseguente iniziativa adottata dal nostro Ordine Nazionale che, attraverso il nuovo codice deontologico ( fatto votare in piena estate) ha abbassato, di molto, le indicazioni tariffarie minime per chi lavora nel sociale. In pratica, le Cooperative, grazie a Prodi e al nostro ordine, sono diventate una vera e propria agenzia di collocamento per giovani colleghi, disposti a lavorare per due lire, in attesa di trovare qualcosa di meglio. Il tutto a scapito dell’alta professionalità ed esperienza che,ai miei tempi, venivano richieste mediante concorso selettivo pubblico, in considerazione della delicatezza e della responabilità delle mansioni affidate dagli enti locali.
Gli psicologi amndati dalle Cooperative mi spiegano che a loro va bene così, anche prendere pochi euro all’ora ( i restanti li incassa dal Comune la Cooperativa, lucrando sul loro lavoro) perchè si “fanno esperienza”, per crearsi un curriculum, poi se ne vanno dopo qualche mese, lasciando la funzione vacante.
Noi cinquentenni, che abbiamo vinto i concorsi, che abbiamo dedicato una vita ai minori (per trenta euro all’ora lorde), che ci siamo costruiti, a nostre spese, una solida formazione in materia, siamo stati lasciati a casa da un giorno con l’altro, senza indennità e senza ammortizzatori sociali, soppiantati dalla prima Cooperativa, che si offre per cinque euro meno…e che, a qual che sento, non garantisce la qualità del lavoro…
scusate lo sfogo, in clima di campagna elettorare Bersani può dire quello che vuole. E sono molto arrabbiata con il mio ordine di categoria che reputo il principale responsabile del calo di professionalità richiesto agli psicologi, in ambiti delicati come quella della tutela minori.