Arriva la COVIP. Le casse professionisti sottoposte a vigilanza.

La vigilanza della COVIP, finora rimasta sulla carta, inizia ad entrare nel vivo. Dovrà relazionare al Ministeri dell’Economia e del Lavoro, attraverso richieste di informazioni alle casse. I criteri sono stringenti.

La notizia proviene da una circolare pubblicata sul sito della COVIP, a QUESTA PAGINA, in cui vengono esplicitate tutte le voci oggetto di vigilanza.

Lo dico subito: per me un ulteriore grado di vigilanza è il benvenuto, soprattutto se – come in questo caso – entra nel merito di questioni come gli investimenti finanziari e i processi decisionali. Nella mia posizione attuale di Consigliere di Indirizzo Generale di una di queste casse, in attesa di assumere a breve i poteri di Consigliere di Amministrazione, e dopo averne viste di tutti i colori, sono felice che la COVIP intervenga con un grado di vigilanza puntuale come quello prospettato.

Perché sono felice di una maggiore vigilanza? per due ragioni.

La prima è che le Casse dei professionisti gestiscono il delicato settore della previdenza di primo pilastro, in cui alle necessità individuali dei singoli iscritti si unisce anche l’interesse della collettività. Ne ho parlato in QUESTO ARTICOLO.

La seconda è che la fantasia di chi, da consigliere, si approccia ad un ente previdenziale per professionisti è spesso sorprendente. Che si tratti di Consiglieri di Indirizzo o di Consigli di Amministrazione, le proiezioni delle proprie aspettative e la ricerca dei propri interessi personali non sono frequentissime, ma esistono. Una vigilanza maggiore su alcune questioni cardinali degli enti di previdenza dovrebbe aiutare.

L’attività di vigilanza della COVIP è modellata sulla delibera COVIP del 16 Marzo 2012, e va ad impattare proprio sugli aspetti di autonomia delle casse che più si prestano ad interpretazioni ardite. E a mio avviso lo fa con un certo garbo, pur se alcuni aspetti sono tecnicamente migliorabili.

Vorrei soffermarmi su alcuni punti che secondo me sono fondamentali:

(1) Prima di tutto, come cornice generale, la vigilanza della COVIP va al sodo: guarda al portafoglio finanziario, che è poi la parte di rilievo negli enti previdenziali. Non si perde in fronzoli: non si bada alle voci di spesa minori, ma si guarda invece ai titoli mobiliari e immobiliari. Che è poi l’ambito che più di tutto si presta a rischi, perché il valore delle spese di gestione non può esplodere all’improvviso, mentre gli investimenti finanziari possono perdere repentinamente di valore, squilibrando gli equilibri di bilancio. Anche storicamente, i problemi maggiori nelle casse, e gli scandali, sono arrivati dagli investimenti e non dalle spese di apparato. E una perdita ingente e repentina, nell’ordine di qualche milione di euro, crea un ‘buco’ che si trasmette in termini di perdita di capitale da rivalutare negli anni successivi, con un meccanismo di interesse composto che moltiplica gli effetti della perdita ben oltre il suo valore originario.

(2) E qui veniamo al tema del rischio. Perché è facile guardare al rendimento e al patrimonio netto. Abbastanza facile spulciare fra le spese di gestione. Ma è difficile tenere a bada il rischio. Si può tirar la cinghia e ridurre spese di cancelleria, stipendi, compensi per i consiglieri, gestione informatica: sarebbe un modo facile e popolare per mostrare a tutti che si è buoni amministratori. Ma anche demagogico, se intanto – sul lato oscuro della Luna, quello complicato –  potrebbe bastare un singolo errore di investimento per bruciare in un giorno il valore risparmiato con tanti anni di austerità. E allora, prima dell’austerità converrebbe occuparsi della valutazione e del controllo del rischio, con metodi scientifici e sistematici.
Ecco, le casse dovranno riferire alla COVIP “le politiche di investimento e disinvestimento relative alla componente mobiliare e immobiliare, con particolare riferimento al monitoraggio e alla gestione del rischio”.

(3) Il processo decisionale: advisor e gestori. Anche qui trovo spesso confusione: Consiglieri di Amministrazione che fanno investimenti fai da te, magari perché incontrano il gestore di turno che chiede l’appuntamento o perché conoscono la tal banca, che gli offre l’investimento nel fondo dell’anno. Eppure il concetto di base per ogni piano di gestione finanziaria è che ci sia un consulente professionale – l’Advisor – che crea il progetto generale di investimento in base alle specifiche esigenze dell’investitore, in questo caso una cassa di previdenza. E altri – i gestori – che di mestiere operano investimenti; gestori che devono essere molti e diversi, perché ciascuno specializzato in singole asset class (settori/tipologie di investimento).
Questa è chiarezza e tracciabilità del processo decisionale: un cliente (la cassa, rappresentata dal suo CDA), un consulente (l’Advisor), e degli erogatori intelligenti di servizio (i Gestori). Se poi la funzione di Risk Management (valutazione e quantificazione del rischio del progetto) fosse separata e non collegata all’Advisor, sarebbe il massimo. Come gli psicologi sanno bene, mettersi a fare il consulente di se stesso non porta molto lontano.

I più smaliziati di voi potranno dire che sono cose ovvie, quelle che sto sottolineando. Ebbene, a costoro dico: forse non avete mai visto da vicino le casse previdenziali, o almeno alcune di esse. Per questo, ben venga la COVIP, che costringe ad un pensiero con una forma strutturata, laddove si potrebbe pensare che esista soltanto una tabula rasa da plasmare secondo i propri desideri.

 

 

 

 

 

Casse previdenziali, entra nel vivo la vigilanza affidata alla Covip – Yahoo! Finanza Italia.