Psicologi in crisi di nervi [fonte: Italia Oggi]
La stampa economica specializzata ormai ci segue da vicino, pure nelle vicende elettorali. La mia speranza è che tutto questo porti gli psicologi a votare: sono in gioco i nostri risparmi e la nostra reputazione come categoria.
ITALIA OGGI
14 gennaio 2013 pag 2
Psicologi in crisi di nervi
Avvezzi ad addentrarsi nei meandri della mente, gli psicologi si
trovano intrappolati in un «labirinto elettorale». E, per un destino
beffardo, si scoprono nelle medesime condizioni dell’«Io» teorizzato
dal nume tutelare Sigmund Freud, che «non è padrone in casa sua». La
strada del rinnovo dei vertici della cassa di previdenza, l’Enpap,
sembrerebbe, infatti, cosparsa di ostacoli per una fetta di liberi
professionisti che denuncia il «sabotaggio» della consultazione (dal
26 gennaio al 1° febbraio). La maggioranza attuale dell’ente,
protestano, «è legata al sindacato Aupi, composto da dipendenti
pubblici, una minoranza in Italia, ma capace di andare alle urne
compatta». Le preferenze, inoltre, «vengono raccolte direttamente
dagli emissari» dell’organizzazione «nelle strutture statali in cui i
colleghi lavorano». Ancora, fra le incongruenze il ritardo di un mese
per la messa online dei nomi dei candidati: scaduto il termine per
partecipare alla competizione il 5 dicembre 2012, «abbiamo dovuto
aspettare il 6 gennaio 2013 per veder pubblicata la lista». Ma perché
è così delicata la questione della rappresentanza? Le iscrizioni
all’Enpap sono a quota 38.516, però negli albi figurano circa 83 mila
psicologi dei quali oltre la metà in cattive acque: nei mesi scorsi,
il Consiglio nazionale dell’ordine segnalava come «migliaia di
persone, dichiarando mille, o 2 mila euro all’anno, possono essere
tranquillamente definite disoccupate». In prevalenza, a «vantare»
redditi esigui sono coloro che svolgono la libera professione. Sullo
sfondo, infine, la vicenda (nel mirino della magistratura) della
compravendita da parte del cda di un palazzo di via della Stamperia,
nel cuore di Roma. Al colmo del paradosso, perciò, non è dal «lettino»
che arrivano i veri nodi da sciogliere per la categoria. Ma dalle sue
«mura domestiche».