Tipi psicologici: 12 modi di fare lo psicologo in Italia.

Stando agli Studi di Settore, pare ci siano 12 modi di fare lo psicologo. Psicoterapia e clinica sono attività prevalenti, ed è critica la proporzione fra iscrizione all’Ordine e reale svolgimento dell’attività. Sarà un ritratto veritiero della nostra professione?

STUDI DI SETTORE: COME LI FANNO?

I famigerati Studi di Settore. Molti di noi li compilano ogni anno, e a parte il dubbio che siano uno strumento non proprio efficacissimo di contrasto all’evasione, e il trauma di non sapere come verranno usati [contro] di noi, ci si chiede pure come li fanno. La risposta si trova in alcuni documenti dell’Agenzia delle Entrate.

Il metodo per costruirli è complesso: per chi ha passione statistica, il sito dell’Agenzia delle Entrate è ricco di informazioni sul tema. Fatto sta che per farli, l’Agenzia delle Entrate sceglie alcune variabili su cui ‘misurare’ i professionisti di una certa categoria, e con i dati raccolti procede a costruire una sorta di ritratto della professione stessa, dal punto di vista delle caratteristiche di lavoro che dei redditi.

RITRATTO DI FAMIGLIA: GLI PSICOLOGI

I dati raccolti nel tempo hanno creato il ritratto della nostra professione secondo l’Agenzia delle Entrate. Questo ritratto si usa per valutare le nostre singole dichiarazioni.

Come per un test, che misura alcune cose e non altre, anche gli studi di settore sono frutto di una scelta di variabili da misurare, e quindi di una particolare inquadratura. Per costruirlo sono state scelte tre variabili fra le infinite possibili:
(1) tipologia di attività
(2) tipologia di clienti
(3) caratteristiche dei locali utilizzati per l’attività.

Gli studi di settore sono anche il frutto di una selezione di professionisti, perché non tutti sono tenuti alla compilazione annuale. Il campione per la nostra categoria è composto da 14.889 psicologi. Tanto per capirci, gli iscritti all’Ordine sfiorano i 100.000, di cui solo 44.000 sono iscritti ENPAP e quindi titolari di Partita IVA, e solo 15.576 erano tenuti a compilare gli studi di settore per il 2009. Dopo aver scartato alcune posizioni si è scesi a 14.889 psicologi.

Su questo campione, misurato sulle tre variabili, nasce quindi il nostro ritratto di famiglia in 12 ’tipi’. Le analisi statistiche hanno infatti portato ad individuare 12 cluster che descrivono gruppi di psicologi fra loro omogenei. Ci sarebbe da fare tutto il discorso sui redditi dichiarati, ma in questo articolo mi concentrerò solo sui dati qualitativi.

I 12 TIPI PSICOLOGICI SECONDO L’AGENZIA DELLE ENTRATE.

(1) PSICOLOGI CHE OPERANO PER ASSOCIAZIONI E COOPERATIVE SOCIALI.
Numerosità: 1.373 – 9% del totale.

La caratteristica principale di questo gruppo è che l’86% dei compensi proviene da associazioni e cooperative, e nei tre quarti dei casi il cliente principale è uno solo. Le attività esercitate sono la consulenza clinica, la psicologia di comunità e in misura minore le attività di prevenzione e promozione della salute. Questo gruppo di psicologi dichiara di l’uso promiscuo della propria abitazione, usandone una parte per esercitare l’attività professionale.

(2) PSICOLOGI CHE OPERANO PER ENTI PUBBLICI
Numerosità: 721 – 5% del totale

Sono psicologi che ottengono la maggior parte del proprio fatturato da enti e amministrazioni pubbliche, e nel 64% dei casi hanno un solo cliente principale. Le attività svolte sono la psicoterapia, la psicologia clinica, la psicologia di comunità e in misura minore la psicopatologia in contesto giuridico. Anche in questo caso l’abitazione è utilizzata in modo promiscuo per lavorare.

(3) PSICOLOGI CHE SVOLGONO ATTIVITA’ DIVERSIFICATE
Numerosità: 1.891 – 13% del totale

Gruppo di psicologi che lavorano in modo diversificato nel campo della psicoterapia e della psicologia, senza che i compensi si concentrino su specifiche attività. Anche la tipologia di clienti è diversificata: 47% dei compensi da privati, 28% da associazioni e cooperative per un terzo degli appartenenti al gruppo, scuole e altre imprese. Questo gruppo di psicologi svolge la propria attività in locali dedicati solo all’attività professionale, di circa 35 mq.

(4) PSICOLOGI CHE SI OCCUPANO PREVALENTEMENTE DI CONSULENZA PSICOLOGICA CLINICA
Numerosità: 1.137 – 8% del totale

Per questo gruppo di psicologi, l’89% dei compensi proviene dalla consulenza psicologica clinica a privati (il 70% dei compensi). Questi psicologi dispongono di un locali destinati esclusivamente all’attività, di 31 mq di superficie. Due dati sono interessanti: è il gruppo con minore anzianità professionale (6 anni di lavoro), e il 21% svolge anche lavoro dipendente a tempo pieno o part-time.

(5) PSICOLOGI CHE SI OCCUPANO DI PSICOLOGIA DEL LAVORO
Numerosità: 597 – 4% del totale

Per questo gruppo l’87% dei compensi proviene da consulenza nell’ambito del lavoro e delle organizzazioni, soprattutto ad imprese, ma anche in misura minore a cooperative, scuole ed enti pubblici. Il 70% degli psicologi di questo gruppo ha un cliente principale che garantisce l’82% del compenso annuo. Nei due terzi dei casi, l’abitazione è usata in modo promiscuo per lavorare.

(6) PSICOTERAPEUTI CHE LAVORANO IN UNO STUDIO DEDICATO ALL’ATTIVITA’
Numerosità: 3.936 – 26% del totale

Questo gruppo è formato da psicoterapeuti che ricavano il 90% dei compensi dalla psicoterapia offerta a clienti privati (85% dei compensi), esercitata in locali esclusivamente adibiti a studio con una superficie di 31 mq. Si tratta del gruppo con la maggiore anzianità professionale: 12 anni.

(7) PSICOLOGI CHE SVOLGONO PREVALENTEMENTE FORMAZIONE E DIDATTICA
Numerosità: 912 – 6% del totale

Il 78% dei compensi di questo gruppo deriva da formazione e didattica. Le altre attività principalmente esercitare sono la psicoterapia e la psicologia clinica. La clientela è eterogenea ed è composta da privati (26% dei compensi per oltre la metà dei soggetti), scuole pubbliche e private (54% dei compensi per il 43% dei soggetti), imprese (64% dei compensi per il 37% dei soggetti), associazioni e cooperative (40% dei compensi per il 33% dei soggetti) ed enti pubblici (38% dei compensi per il 25% dei soggetti). Anche in questo caso, l’abitazione è utilizzata in modo promiscuo per lavorare.

(8) PSICOTERAPEUTI CHE LAVORANO NELLA PROPRIA ABITAZIONE
Numerosità: 2.206 – 15% del totale

Si tratta di psicoterapeuti che accumulano l’89% dei propri compensi dall’attività di psicoterapia, prevalentemente individuale e rivolta a privati, svolta in locali all’interno della propria abitazione. L’anzianità professionale è fra le più elevate del settore: 11 anni.

(9) PSICOLOGI CHE LAVORANO IN STRUTTURE SANITARIE PRIVATE
Numerosità: 778 – 5% del totale

L’87% dei compensi di questo gruppo proviene da strutture sanitarie private, che per molti professionisti è cliente unico principale. Per quanto riguarda le attività, il 46% viene fatturato come consulenza psicologica clinica, il 47% dei compensi del 48% dei soggetti viene fatturato come psicoterapia, e l’11% dei soggetti fattura invece in prevalenza ‘psicologia di comunità’. La maggior parte di questi professionisti dichiara l’utilizzo promiscuo dell’abitazione.

(10) PSICOLOGI CHE LAVORANO IN STRUTTURE SANITARIE PUBBLICHE
Numerosità: 883 – 6% del totale

L’elemento caratterizzante di questo gruppo è che l’84% dei compensi proviene da strutture sanitarie pubbliche. Il 43% di questi psicologi riceve la maggior quota di compenso da attività in convenzione con il SSN, e comunque la maggioranza svolge la prorpria attività per un unico cliente principale. Consulenza psicologica clinica e psicoterapia sono le attività principali. Poco più della metà degli psicologi di questo gruppo dichiara anche l’utilizzo promiscuo dell’abitazione.

(11) PSICOLOGI CHE LAVORANO NELLO SPORT
Numerosità: 91 – 1% del totale

Il 72% dei compensi di questi psicologi proviene da attività fatturate ad enti e società sportive, e in più della metà dei casi il professionista è fortemente legato ad un unico cliente principale, da cui riceve il 76% dei compensi. In coerenza con i clienti, il 73% dei compensi è fatturato come consulenza psicologica per lo sport, ma un 49% di psicologi appartenenti a questo gruppo riceve il 52% dei compensi da attività di psicoterapia. La maggior parte di questi psicologi usa la casa in promiscuità con l’attività professionale.

(12) PSICOTERAPEUTI DI GRUPPO, DI COPPIA E DI FAMIGLIA
Numerosità: 362 – 2% del totale

Il 92% dei compensi di questi colleghi proviene da psicoterapia di gruppo, di coppia o famigliare. Fortemente rappresentanti fra i clienti ci sono i privati (46% dei compensi), ma anche cooperative e associazioni, strutture sanitarie private e pubbliche, enti e amministrazioni pubbliche non sanitarie. L’ampia varietà di clientela è probabilmente il segno della trasversalità del settore. Infine, la metà di soggetti di questo gruppo dichiara di usare l’abitazione per lavorare, e l’anzianità professionale è elevata (9 anni).

QUALCHE CONSIDERAZIONE

Un primo dato che emerge con forza è quello sugli psicoterapeuti che lavorano in studio: rappresentano un quarto del totale. Seguono al 15% gli psicoterapeuti che lavorano nella propria abitazione. La psicoterapia è quindi attività ampiamente rappresentata, a fronte di una frammentazione diffusa di tutti gli altri 11 ‘tipi di psicologo’.

Un secondo dato è quello sulla clinica: nonostante la nostra professione da tempo stia prendendo strade settoriali diverse, la clinica e la psicoterapia rappresentano ancora l’ambito di lavoro largamente predominante: formazione, psicologia dello sport e psicologia del lavoro rappresentano attività prevalenti solo per l’11% del campione, un 13% svolge attività varie e diversificate, e un 5% svolge attività per enti pubblici anche non sanitari. Per il resto, e parliamo del 71%, gli psicologi lavorano prevalentemente in ambito clinico o comunque attinente alla clinica (sociale, di comunità).

Un terzo dato è l’imbuto professionale in cui si infila chiunque si iscriva oggi all’Ordine: entra a far parte di un esercito di quasi 100.000 professionisti, ma ha soltanto il 50% di probabilità di esercitare effettivamente come libero professionista con una minima organizzazione dell’attività (partita IVA, iscrizione ENPAP), e solo il 15% circa di superare quella soglia di volume d’affari e di regime fiscale che lo trasformerà nel ‘fortunato vincitore’ di uno studio di settore da compilare. Il che è una magra consolazione, per un percorso di formazione e accreditamento professionale faticoso e costoso, che arriva a durare almeno 10-15 anni. Credo che il dato più allarmante sia quest’ultimo.