Il triste mestiere del politico ad ore.

Il triste mestiere del politico ad ore.

Essere pagato a ore per la mia attività politica? No, grazie. Preferisco esercitare con orgoglio la mia funzione rappresentativa senza limiti di orario e di progetto, che essere pagato ad ore come un consulente con i suoi clienti.

Questo articolo rappresenta la mia personale posizione sul tema dei compensi ai consiglieri. Ne ho già scritto in passato, ma è argomento che spesso si ripropone negli Ordini professionali e nelle casse di previdenza. Ormai è qualche anno che ricopro ruoli istituzionali, e so per esperienza che quando si parla di denaro la gente impazzisce: l’Italia è un ottimo paese, ma non chiedetemi di amare la scarsa propensione degli italiani ad affrontare le questioni di denaro con calma e buon senso.

Perché alla fine il tema è questo, è veniale e banale: chi riveste un ruolo politico è sempre bersaglio di critiche per il compenso che riceve, fossero pure 2 euro per il caffè.

GRILLO, I ROMANI E I FRANCESI.

Non l’ha inventata Grillo la mentalità per cui un politico dovrebbe guadagnare poco e restituire tutto al popolo: già in epoca romana, essere senatori doveva rappresentare l’onore più alto, per cui erano previsti oboli da pagare e sacrifici importanti, in favore della patria. E infatti il potere era nelle mani di chi poteva permettersi di pagarlo: fra i senatori non c’erano sicuramente degli psicologi sottopagati.

Facendo un salto di quasi due millenni, finalmente ai francesi è venuto in mente che i rappresentanti del popolo devono essere pagati. La modifica di prospettiva è radicale, ma in fondo la ragione è semplice: appena finita la Rivoluzione, proclamato che anche i contadini dovessero avere i loro rappresentanti, uno più sveglio degli altri deve aver detto: ‘io ci vado, a rappresentare il popolo, ma le patate chi me le raccoglie?’. Nasce così l’indennità nella sua forma attuale: una compensazione per il lucro cessante, per il tempo ceduto alla causa del popolo, ma soprattutto un modo per dare dignità al ruolo politico, garantendo serenità e indipendenza a chi lo esercita.

In Italia ci siamo arrivati tardi, a pagare i deputati. Ancora durante l’assemblea costituente l’argomento fu molto dibattuto (PER CHI FOSSE INTERESSATO, QUI C’E’ LA SBOBINATURA). Conferma che siamo un paese schizzinoso, su queste cose. Ma il succo della faccenda è che alla fine, ci si rese conto che per fare il parlamentare uno deve dedicarsi, e per dedicarsi servono molto tempo e molto impegno che vengono sottratti alla vita professionale e familiare. Se non si compensa questa perdita, la qualità dell’amministrazione politica ne risentirà inevitabilmente.

Perché un conto è far politica a parole, sui blog come questo o al bar del paese, e un conto è stare seduti in un consiglio a prendere decisioni che condizioneranno la vita di centinaia o migliaia di persone.

INDENNITA’ O STIPENDIO?

Sembra una questione oziosa, ma invece è importante. Perché l’indennità ti mantiene ‘indenne’ dalle perdite economiche e di tempo a cui inevitabilmente vai incontro quando ricopri un ruolo politico. Ma indennizza anche il rischio per le responsabilità che ti assumi personalmente e direttamente. Mentre lo stipendio è il corrispettivo economico di un impegno a dedicare un monte ore prefissato ad una certa attività, alle dipendenze di un cliente o di un datore di lavoro.

Ecco, lo stipendio di solito funziona con un costo orario, mentre l’indennità è fissa, perché si considera onnicomprensiva delle responsabilità che ti assumi e dell’attività non quantificabile che è tipica soltanto dei ruolo dirigenziali e politici.

Se scoppia un incendio devastante in un quartiere della città, il sindaco dovrà comunque recarsi sul posto, mentre il pompiere ci andrà solo se è in turno e solo se è pagato per quelle specifiche ore.

Peraltro, posso esercitare un’azione politica anche restando assente. Quando Matteotti venne ucciso, i deputati restarono fuori dall’aula parlamentare per esercitare la loro azione politica. Un ruolo politico non si esercita ‘lavorando’, si esercita pensando, decidendo e assumendosi responsabilità. Non devo essere fisicamente in un posto, per svolgere il mio ruolo. Non si può misurare l’attività politica come si misura la produttività di un operaio in catena di montaggio.

Per questo trovo inappropriato pagare un ruolo politico a ore. Non siamo idraulici, siamo persone con un grado di responsabilità elevatissimo, in servizio sempre e non solo durante le ore pagate o per determinati progetti. Il ruolo politico trasformato e ridotto a mera consulenza professionale ad ore e obiettivo è uno svilimento profondo della nobiltà del rapporto di rappresentanza politica.

Io sono al servizio di chi rappresento in ogni momento della mia giornata, non solo nelle ore in cui vengo pagato o per i progetti che mi vengono affidati.

Nulla di tutto questo incide sulla qualità del lavoro di un ciuco per natura, intendiamoci. E’ una pia illusione pensare di poter stabilire per norma che uno deve impegnarsi, studiare, ascoltare la gente: un ciuco resta un ciuco, che tu lo paghi 10, 100 o 1000, che tu lo paghi a ore o con un fisso mensile. Ma ci penseranno gli elettori, a decidere se deve o meno rappresentarli e gestire politicamente una parte della loro vita.

QUANTO?

Ecco, dopo aver compreso bene quanto sopra, si può passare al quanto. Come determinare le indennità? personalmente adotto un metodo salomonico e semplice: nei limiti delle esigenze di bilancio, i consiglieri di un ente vanno indennizzati a sufficienza per permettergli di svolgere le funzioni che devono svolgere, e non un euro di meno. Il tutto in modo semplice, chiaro e con dei limiti, in modo che il conteggio dei compensi non diventi un lavoro a sua volta, e che vi sia certezza di impatto sul bilancio. A proposito, quanti consiglieri leggono un bilancio?.

Perché è facile moralizzare sui costi della politica, molto meno è fare i conti con la politica reale, quella che poi deve amministrare responsabilmente un ente ed essere una guida. Il metro di valutazione deve dunque essere relativo al buon funzionamento dell’ente, garantendo ai consiglieri tutta la tranquillità economica perché possano svolgere il loro mandato.

Altri metri di valutazione – dal reddito medio della popolazione rappresentata, al compenso tipico della professione svolta – fallano sul principio di fondo: la politica è attività tipica e propria solo di se stessa, non paragonabile ad altro.