Appalti: l’Authority di vigilanza commissariata?
Il colmo dei colmi: l’Authority che dovrebbe vigilare sugli appalti finisce trascinata negli scandali del Mose e di Expo da alcuni suoi esponenti.
Non è ancora ben chiaro il quadro, ma QUESTO ARTICOLO DEL CORRIERE DEL 14 GIUGNO 2014 si fa il punto della situazione, che è veramente paradossale: l’Authority per gli Appalti pubblici finirà commissariata perché molti dei suoi membri apicali, compreso il presidente, sembrano essere coinvolti nella gestione impropria di Mose ed Expo, due fra le più grandi operazioni a finanziamento pubblico realizzate negli ultimi anni.
Proprio dove i controlli dovrebbero essere stringenti per via della mole delle operazioni, si cade in deroghe, mancate applicazioni, affidamenti al di fuori delle norme a cui tutte le pubbliche amministrazioni si attengono per i propri acquisti e affidamenti.
Per chi – come nel mio caso – riveste ruoli di Consigliere di Amministrazione negli enti di previdenza dei liberi professionisti, la situazione appare ancora più scontertante: quell’Authority che oggi è in via di commissariamento, è il riferimento per capire come districarsi nelle complicate procedure che ci sono state imposte, a mio avviso in modo improprio, per comprare praticamente qualsiasi cosa.
E così, mentre in ENPAP abbiamo lavorato da subito per l’approvazione di un regolamento acquisti modellato sul Codice degli Appalti, mettendoci tutto l’impegno e l’onestà di voler fare le cose per bene, sopportando tutte le storture che questa normativa produce nella quotidianità, in altri posti e per cifre ben maggiori si è potuta adottare una gestione che al Codice Appalti non assomiglia per nulla. Di deroga in deroga, fra mille affidamenti e subaffidamenti, proprio chi avrebbe dovuto rappresentate il baluardo di legalità nell’annoso tema degli affidamenti e acquisti, oggi si scopre attore delle irregolarità che dovrebbe vigilare.
Io spero, ma ci credo poco, che tutta questa vicenda possa risolversi. Di certo la perdita di credibilità dell’intero sistema del Codice Appalti è palpabile: fra addetti ai lavori non se ne parla come di uno strumento di lavoro efficiente ed efficace, ma come di un apparato scomodo e improprio. E questi fatti di cronaca non migliorano la situazione.