il futuro delle casse: equilibrio e povertà?

“Saremo tutti in equilibrio. Poveri, ma in equilibrio finanziario”. Con questo commento Andrea Camporese (presidente Adepp e INPGI) sintetizza l’attuale situazione delle casse previdenziali dei liberi professionisti, in uno degli interventi alla Giornata Nazionale della Previdenza a Milano del Maggio 2012.

Da una parte c’è il tema della sostenibilità finanziaria su un orizzonte temporale di 50 anni. Le casse dei liberi professionisti sono chiamate a dimostrare di essere in equilibrio di bilancio sul lunghissimo periodo, tenendo conto delle uscite per le pensioni e delle entrate per i rendimenti finanziari.

Dall’altra il problema della povertà delle pensioni: per essere in equilibrio, si rischia di rendere povera una fascia di popolazione che ha la sola colpa di non pesare sui conti dello stato per garantirsi la pensione.

Una questione controversa, su cui il ministro Fornero ha finalmente indietreggiato dopo un lungo dibattito (a piede è pubblicato uno degli interventi “caldi” del presidente Adepp), è la possibilità di conteggiare il valore del patrimonio fra le voci da considerare: senza considerare i patrimoni, nessuna cassa avrebbe potuto reggere alla prova.

Ma l’equilibrio di bilancio non può rappresentare l’unico obiettivo che il governo impone di forza agli enti previdenziali dei liberi professionisti, senza curarsi d’altro.

Il problema emergente è infatti di tipo sociale, perché si prevede un tasso di copertura (rapporto fra pensione ed ultimo reddito) ben al di sotto della sopravvivenza: le stime per le casse private con sistema contributivo (fra cui l’ENPAP) vanno dal 20% al 50%. Significa che allo stato attuale otterremo una pensione compresa fra il 20% e il 50% di quello che stavamo guadagnando.

Ma il professor Sandro Gronchi, nel suo intervento a Milano, mette il dito su un’altra nota piaga italiana. Un tema che gli è caro, ma che forse non è molto caro a chi dovrebbe occuparsi di programmazione previdenziale: il sistema contributivo italiano non è equo (e quindi non lo sono nemmeno i sistemi delle casse di previdenza private di più recente creazione come l’ENPAP) a causa del metodo di determinazione dei coefficienti di trasformazione. Non lo è socialmente, perché la revisione biennale (all’inizio era decennale) dei coefficienti di trasformazione (il numero che serve per calcolare la rata annua della pensione a partire dal montante) non tiene conto della reale aspettativa di vita dei cittadini, che è calcolata in base alla data di nascita. Per questa ragione, chi va in pensione prima è generalmente più avvantaggiato di chi va in pensione dopo, al di là del reale criterio che dovrebbe determinare la pensione (l’aspettativa di vita). E non lo è finanziariamente, perché scollegare coefficiente di ripartizione e aspettativa di vita abbatte il principale pilastro che rende stabile il sistema contributivo: la corrispondenza fra quanto ho versato e quanto mi verrà restituito. Un  approfondimento tecnico sul tema è disponibile in questo articolo pubblicato su LaVoce.

 


 

Camporese: “L’Inpgi con le carte in regola all’appuntamento con la Fornero”

“Il sistema contributivo Fornero è una jattura senza precedenti per i giornalisti, perché azzera il flusso derivante dai redditi molto alti che servono a coprire gli ammortizzatori sociali e ad assicurare alle fasce più deboli quel tenore generale di protezione che, attualmente, è superiore a quello dell’Inps”. Il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, non usa mezzi termini e non fa giri di parole per difendere, senza se e senza ma, l’istituto di previdenza dei giornalisti italiani che, contrariamente, all’Inps non fa gravare sullo Stato i pesanti costi del sistema pensionistico e, soprattutto, gli ammortizzatori sociali. Camporese lo ha fatto nella sala “Walter Tobagi” della Fnsi, in occasione della Giunta straordinaria della Fnsi convocata dal segretario generale Franco Siddi, congiuntamente alla componente giornalistica del Consiglio d’amministrazione dell’Inpgi, per un esame sugli effetti sociali della crisi dell’editoria in atto, sui drammatici problemi dell’occupazione ed i riflessi sugli ammortizzatori sociali garantiti dall’Istituto di Previdenza dei Giornalisti Italiani. Il sistema proposto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, infatti, appesantirebbe nel breve e medio periodo i conti dell’Inpgi. E alla presentazione dei bilanci attuariali per dimostrare la sostenibilità a 50 anni, Andrea Camporese ha dedicato un altro passaggio fondamentale del suo intervento, sottolineando che “l’Inpgi si presenterà all’appuntamento con le carte in regola potendo già contare su una sostenibilità a 47 anni. Non è accettabile, infatti, che il confronto avvenga il 30 settembre prossimo, appena tre minuti prima della scadenza del termine”. Da qui il rinnovato appello al ministro Fornero ad anticipare l’incontro, per poter esaminare seriamente lo stato di salute dell’istituto dei giornalisti italiani. Uno stato di salute, ribadiamo, che non conosce eguali, che non grava sui conti dello Stato, che è alimentato esclusivamente dai giornalisti e che, di conseguenza, non può pagare i costi del dissesto del Paese, provocati da chi, invece, ha gestito male la cosa pubblica

Camporese: “L’Inpgi con le carte in regola all’appuntamento con la Fornero”.